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IL BORGHESE
06 Settembre 2023 - 06:29
Le scatole cinesi fanno morire
“Se vi dico treno, spostatevi”. Bastano queste parole a far capire come il lavoro sui binari delle ferrovie sia una sorta di tragica roulette dove ci si gioca la vita. Parole estrapolate dal video che Kevin Laganà, il più giovane tra le cinque vittime di Brandizzo, ha girato in una pausa sigaretta prima di iniziare le saldature sulle rotaie. Con un sospetto atroce: che a pronunciarle sia stato l’uomo che dirigeva i lavori sul posto.
Un po’ come se, a dispetto di tutte le regole, quella dell’allarme a voce fosse la routine tra chi è chiamato a fare manutenzione sulle linee, lavorando a spizzichi e bocconi tra un convoglio e l’altro. Spesso, come abbiamo appreso da un altro operaio della zona, sfruttando proprio “una sentinella” lontana qualche metro appena rispetto al cantiere, con l’unico compito di lanciare l’allarme.
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Un gioco pericoloso a cui, per una paga che non è certo all’altezza del rischio, decine di lavoratori sfidano l’orologio per concludere il lavoro secondo le tabelle imposte dal padrone. È il prezzo che si paga quando si applicando le scatole cinesi degli appalti e dei subappalti dove il tempo vale oro, anche a costo della vita. Proprio come quella terribile notte. Così, anche grazie a questo video, l’inchiesta avanza e molto comincia a chiarirsi nei faldoni della magistratura. L’addetta al controllo del traffico che dice di non aver mai dato l’assenso all’inizio del cantiere nonostante tre telefonate di sollecito e quello delle vittime ignare come drammaticamente racconta l’ultimo video.
Quello girato da Kevin 15 minuti prima del massacro. “Cambiate le regole”, gridavano ieri i duemila in corteo a Vercelli, invocando una sicurezza sul lavoro che non c’è. Sacrosanto. Ma prima rompiamo le scatole cinesi degli appalti dove la vita si gioca con il minor prezzo d’asta. Quell’urlo - «se vi dico treno, spostatevi» - è un segno di indifferenza verso la vita altrui che non si può più tollerare.
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