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IL BORGHESE

Manca il gatto e i topi ballano

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Manca il gatto e i topi ballano

Manca il gatto e i topi ballano

Ormai la gente che ci vive li chiama “palazzi dello spaccio”. Con rabbia, rassegnazione e paura perché la mala pianta che si impadronisce di alloggi, cantine e mansarde comanda e domina gli onesti. Tra quelle mura sguazzano spacciatori, rapinatori, prostitute e balordi che si mescolano ai vecchi inquilini, li minacciano, a volte arrivano a malmenarli e in qualche caso li ricattano per farne dei complici silenti.

Guai a fiatare, peggio ancora osare di uscire quando loro “lavorano” o ricevono i clienti. Una suburra che farebbe impallidire l’antica Roma, dove tutto è possibile, tranne vivere un’esistenza tranquilla. Accade in corso Regina Margherita, dentro il complesso al numero 162, così come è accaduto all’ex Moi, ma anche in altre parti della città e dove ieri all’alba c’è stato un blitz vigoroso delle forze dell’ordine con arresti, fermi, perquisizioni dalle cantine al cielo.

Un pugno nel costato della malavita più pericolosa che vive di violenza spicciola e di prepotenze quotidiane. Topi che ballano perché il gatto non c’è. Perché mancano 500 poliziotti all’appello, perché i servizi di sorveglianza non esistono o quasi e anche perché una volante da sola, qui, rischia grosso. Come hanno già raccontato le cronache. Lo dice apertamente anche il sindaco Lo Russo che ieri mattina presto era lì ad osservare e ad ascoltare gli inquilini. Meglio ancora “i suoi inquilini” che chiedono sicurezza e lamentano un abbandono che dura da anni.

O come aggiunge un coraggioso amministratore, da decenni. Come dire che nel tempo si è fatto poco o nulla e che la mala pianta non è stata espiantata quando sarebbe bastato qualche energico intervento. Servirà il blitz a cambiare le cose? Certo mostrare i muscoli con certa gente è un passo necessario. Ma servirà la continuità dei controlli. O meglio servono quei cinquecento uomini delle forze dell’ordine che mancano all’appello. Onestamente lo abbiamo scritto talmente tante volte che la questione viene quasi a noia. Proprio come le promesse che non vengono mai mantenute.

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