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IL BORGHESE

La Soap Opera della Fondazione Crt
finirà solo dopo le elezioni di giugno?

La Soap Opera della Fondazione Crt finirà solo dopo le elezioni di giugno?

La Soap Opera della Fondazione Crtfinirà solo dopo le elezioni di giugno?

Il ministro Giancarlo Giorgetti

Per conoscere quale sarà il futuro della Fondazione Crt, occorrerà aspettare fino al 7 giugno, proprio alle vigilia delle elezioni. O magari anche più in là, quando il nuovo scenario politico del Piemonte sarà noto. Non resta che aspettare dopo che ieri pomeriggio, in soli 37 minuti, il Cda e il consiglio di indirizzo della Fondazione hanno preso atto che il Ministero del Tesoro ha concesso una proroga, sufficiente - a quanto si dice - per finire l’esame della documentazione che la fondazione ha inviato dopo l’esposto del presidente Palenzona, allungando i tempi previsti dallo statuto per l’elezione del nuovo presidente. Che cosa accadrà in seguito, non è dato saperlo. Le ipotesi sono almeno tre: un’ulteriore proroga, l’elezione della giurita Poggi già votata all’unanimità dal consiglio di indirizzo, oppure il commissariamento che aprirebbe nuovi scenari non solo per l’istituzione, ma anche per la città e la regione.
Come in una soap opera, gli eventi che hanno destabilizzato la Fondazione Crt, inondando di veleni l’antico salotto di via XX Settembre, sono cominciati più o meno un anno fa, quando è cominciata la cacciata dei presidenti. Prima il cuneese Giovanni Quaglia, poi l’alessandrino Fabrizio Palenzona, sono finiti nel tritacarne del potere del Consiglio di amministrazione, spaccato e -come lo ha definito nei giorni scorsi il vicepresidente reggente Maurizio Irrera -praticamente ingovernabile.
Non si può dire, insomma che in Fondazione ci fosse unità di intenti e tantomeno quella “concordia” di cui Torino si riempie troppo spesso la bocca. E lo dimostrano i fatti del 23 aprile, esattamente un mese fa, quando dopo le dimissioni del fedelissimo segretario Andrea Varese, ormai sfiduciato dai più, Palenzona ha abbandonato il cda e presentato le dimissioni, lasciando spazio al valzer delle nomine nelle partecipate decise e votate all’unanimità in poche ore: Davide Canavesio passa alla presidenza delle Ogr (che prima era dell’avvocato Fulvio Gianaria) e ne diventa anche amministratore delegato al posto di Massimo Lapucci. Il notaio Caterina Bima ottiene la vicepresidenza. Sempre Canavesio recupera pure la vice presidenza di Equiter. Antonello Monti diventa presidente di Ream (al posto di Giovanni Quaglia) e Bima anche in questo caso è vicepresidente.
Dopo la notte dei lunghi coltelli, che si intreccia immediatamente con gli esposti di Palenzona al Ministero delle Finanze retto da Giancarlo Giorgetti e alle procure di Roma e di Torino, in cui si fa esplicito riferimento ai “patti occulti” all’interno della fondazione (particolare confermato anche dal segretario Varese) la parola d’ordine del reggente Irrera è stata quella di ripristinare, anche di fronte alla città, la reputazione dell’ente. Di qui l’approvazione del bilancio e, ciliegina sulla torta, la candidatura della giurista Anna Maria Poggi alla presidenza. Ma con un convitato di pietra, ossia il Mef che, in qualità di organo di controllo, ha chiesto copie dei verbali del Cda e un’infinita mole di documenti, riservandosi qualunque azione, compreso il commissariamento che già una volta, nel 2018, venne attuato nei confronti del Banco di Napoli.
E veniamo agli ultimi giorni. Mentre la Procura di Torino apre un fascicolo senza indagati, mercoledì il dirigente del Mef Vincenzo Meola chiama il vicepresidente Irrera e lo invita a chiedere una proroga per l’elezione della Poggi (che per statuto avrebbe dovuto svolgersi proprio oggi), il giorno dopo chiama il direttore generale Marcello Sala e insiste per una decisione. Così Irrera convoca il Cda per sabato, ma la riunione va deserta, lo riconvoca per il giorno successivo, inutilmente. Così interviene il collegio sindacale e finalmente martedì la riunione si svolge con all’ordine del giorno la richiesta di proroga. In caso contrario, già oggi la Fondazione sarebbe sotto commissariamento. Un gioco sul filo di lana che, esattamente ieri alle 15, si è concluso senza drammi (per ora). Il consiglio di indirizzo ,unico organo deputato per l’elezione del presidente, ha preso atto in una riunione di 37 minuti, costata 40mila euro o più per i gettoni dei 22 consiglieri, che la proroga il Ministero l’aveva concessa. Esattamente fino al 7 giugno.

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