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il borghese

I camici bianchi battono “le tute blu”
Crescono industria sanitaria e ricerca

L’Ires mette a fuoco il peso del settore salute, anche dal punto di vista economico e sociale

I camici bianchi battono “le tute blu”Crescono industria sanitaria e ricerca

I camici bianchi battono “le tute blu” Crescono industria sanitaria e ricerca

Utilizzo il linguaggio calcistico per spiegare un dato che probabilmente rappresenta una novità sorprendente per molti: la Sanità, intesa nel suo complesso, batte il settore dell’automotice (sintetizzando Stellantis) 4 a 1. E lo fa grazie agli oltre 200mila dipendenti, contro i 50mila scarsi del settore automobilistico. A dirlo è una ricerca dell’Ires Piemonte, il cui presidente Michele Rosboch mette a fuoco il peso del settore salute, anche dal punto di vista economico e sociale. Dunque la sanità intesa come impresa con 5 miliardi e trecento milioni di fatturato, con un valore aggiunto della produzione di 2,2 miliardi e immobilizzazione per altri 2,4 miliardi. A cui vanno aggiunti 9,8 miliardi di euro di spesa pubblica. Una fotografia inedita della filiera della salute che, grazie alle imprese pubbliche e private che la compongono, alle industrie farmaceutiche e ai centri di ricerca e di sviluppo, fanno dell’Italia a livello europeo uno dei principali protagonisti. Contesto nel quale il nostro Paese è addirittura davanti alla Germania.

E non deve stupire il fatto che la pandemia di Covid-19 abbia di fatto accelerato la collaborazione tra le diverse aree operative a cui oggi la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale imprimono ulteriori opportunità di crescita e di innovazione, sia nel pubblico che nel privato, imponendo - a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale - azioni di collaborazione importanti, per quanto attiene al rapporto diretto con i cittadini, specie nel settore delle liste di attesa e della medicina di urgenza.
Ed è sempre la ricerca dell’Ires a illustrare con i numeri la dislocazione delle forze in campo, per quanto riguarda gli addetti alla sanità in Piemonte: nel settore privato ne contiamo 155mila, in quello pubblico 56mila e 500. Esattamente quei 200mila che mostrano una chiara centralità della filiera della sanità nella regione, dove i lavoratori dell’Automotice non vanno oltre i 56.800. Quattro volte in meno.


Va da se che, solo con l’unione tra i due eserciti (privato e pubblico) dei camici bianchi e degli addetti all’industria si può combattere la vera guerra dell’assistenza verso i cittadini, la disabilità e le tante fragilità che ci circondano. Conta il risultato che si deve ottenere sul campo per sciogliere i nodi delle emergenze che purtroppo continuiamo a registrare nelle corsie della medicina d’urgenza e nelle lunghe attese di chi deve affrontare un esame complesso, ma anche un semplice esame del sangue.

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