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IL BORGHESE
07 Giugno 2024 - 06:30
Anna Maria Poggi
Visto che la Fondazione Crt tace, parla il ministro Giorgetti. e lo fa quasi da buon padre di famiglia quando “auspica un rinvio dell’elezione della nuova presidente Anna Maria Poggi come imporrebbe lo statuto se le acque fossero calme e non si fosse verificato lo tsunami che tutti conosciamo. «L’abbiamo già fatto una volta il rinvio - dice laconico come sempre - e credo che l’evoluzione della situazione potrebbe anche suggerirlo, consigliarlo». E così la patata bollente finisce tra gli scranni del consiglio di indirizzo, già mutilato, ma - come sottolinea qualcuno bene informato - deciso “ ad agire nell’interesse esclusivo dell’ente” e dunque a procedere all’elezione della Poggi sempre che lei stessa non abbia un ripensamento. Il che fa trasparire un atteggiamento “resistente” rispetto ai consigli del ministro e in qualche maniera legato al rifiuto di una responsabilità diretta che deriverebbe dall’annullamento della convalida formale della carica alla giurista torinese, decretando di fatto un auto-commissariamento. Il clima, insomma è rovente e la politica gioca le sue carte, specie a sinistra o, come dice qualcuno, in quel “sistema Torino” che non vuole mollare la stretta sulla Fondazione.
Staremo a vedere che cosa accadrà tra qualche ora quando in via XX Settembre scatterà l’ora dell’assemblea (convocata per le 15) , mentre con o senza elezione della Presidente, l’ombra del commissariamento si fa sempre più incombente. I fatti li conosciamo, ma forse quello che ai più sfugge è il ruolo che la Fondazione Crt, ha ricoperto non solo a Torino e in Piamonte ma anche a livello nazionale, fino al deflagrare dello scandalo, agli esposti al ministro del Tesoro e alle procure di Roma e Torino (il primo è stato quello del presidente dimissionario Palenzona), i consiglieri indagati, e l’arrivo degli ispettori del Mef.
Crt è la terza Fondazione di origine bancaria italiana per entità del patrimonio e il pacchetto di partecipazioni che l’ente si è costruito nel tempo fa comprendere facilmente l’importanza che ricopre negli equilibri economici e finanziari del Paese. Con lei ci sono dei giganti: le Generali, prima compagnia assicurativa italiana (2%), il colosso bancario Unicredit (2,15%), Mundys spa , leader nelle piattaforme infrastrutturali (autostrade ed aeroporti) (5,2%), F2iSgr, il maggiore gestore indipendente italiano di fondi infrastrutturali, con asset miliardari (3,4%) e Cdp, il braccio governativo sugli investimenti strategici (1,5%). Compagni di viaggio a cui la Crt quando è stata chiamata ha fornito il proprio apporto, a tratti con scelte coraggiose. Ed è per questo che si fa fatica a immaginare che la Fondazione possa essere governata in un clima di sospetto su logiche spartitorie o affaristiche. Peggio ancora, nell’ombra di inchieste della magistratura. Sospetti che vanno nella direzione inversa rispetto all’etica dei comportamenti della cabina di conado di un Ente che, dal 1991, anno della sua costituzione, ad oggi ha distribuito oltre due miliardi di euro sul territorio. E che, solo nel 2023 ha erogato 71 milioni di euro, di cui 66,9 milioni a favore dell’attività istituzionale, a cui vanno aggiunti 4,3 milioni destinati al Fondo per il volontariato e duecento milioni al Fondo Acri. Un’attività che ha sostenuto 1.300 progetti in ambiti diversi distribuiti capillarmente sul territorio.
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