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IL BORGHESE

Chi paga i danni all’Università?

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Chi paga i danni all’Università?

Chi paga i danni all’Università?

Ci vorrà tempo, e tanti soldi, per ristrutturare Palazzo Nuovo, occupato per 39 giorni dalla ciurma antagonista, da qualche reduce dei centri sociali e dagli studenti più radicalizzati delle facoltà umanistiche e di fisica, molti dei quali “fuori sede”. Il palazzaccio è stato letteralmente vandalizzato.  Conti alla mano, e ancor prima di verificare i danneggiamenti alle aule e alle attrezzature, sono più di 450 i murales e le scritte che hanno imbrattato i muri e trasformato l’università in una sorte di girone dantesco dove si confondono le scritte contro i Cpr, la polizia e la politica, le celebrazioni di Gaza e della Palestina e l’odio verso Israele, mentre i luoghi di studio si sono trasformati in accampamento, con stanze “riservate” e persino una sorta di infermeria. Il tenero rettore Stefano Geuna, che ha permesso tutto questo, pare si sia messo le mani sugli occhi per non vedere, durante il primo sopralluogo. E come al solito, ha mediato. Anche sul tempo che occorrerà prima di restituirlo agli studenti, quelli veri. «Qualche settimana» ha detto, facendo sprangare le porte agli estranei. Ma lasciando l’accesso a chi, in questo disastro, vorrebbe fare dell’occupazione, un caso di scuola, persino con un archivio dei murales. Come dire che al peggio non c’è mai limite. Prosaicamente vorremmo solo sapere quanto ci costerà rimettere in sesto l’ateneo e la facoltà di fisica. Centinaia di migliaia di euro è il primo preventivo per riparare e riverniciare la struttura. Con un quesito che ci rode: chi ha rotto, pagherà? Nel nostro Bel Paese non è prassi, a Torino ancor meno. Ma la Digos ha mandato un’informativa alla procura segnalando i reati già riscontrati, ossia occupazione di edifici e interruzione di pubblico servizio. Mancano il danneggiamento e gli atti vandalici. A cui seguirà, ci dicono, una bella lista di denunciati. Ed ecco la proposta: condanniamoli almeno a risarcire il danno.

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