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IL BORGHESE

Coca, l’impero delle ‘ndrine

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Coca, l’impero delle ‘ndrine

Coca, l’impero delle ‘ndrine

Quando parliamo di droga, a Torino o in qualunque altro angolo d’Italia, ci riferiamo allo spaccio in strada, o al più a qualche sequestro di polizia e carabinieri ai cosiddetti “corrieri”. Ma quasi mai andiamo ad esplorare il mondo segreto del crimine che controlla il traffico con regole ferree dettate da una managerialità che non ha molto da invidiare al board di una grande multinazionale. Anzi di un pool di multinazionali all’interno delle quali la’ndrangheta calabrese gioca un ruolo di primo piano soprattutto nel mercato della cocaina ove l’organizzazione criminale, con straordinaria capacità di rinnovamento, ha dislocato le proprie articolazioni, deputate alla gestione nei diversi Paesi di produzione e di transito del narcotico.


Sono gli ‘ndranghetisti i ras sia sul territorio nazionale che sul mercato internazionale. Sono loro che hanno il controllo pressoché totale del traffico della coca. Dai paesi produttori, fino a chi acquista una dose all’angolo di una delle nostre strade. Ed è sempre la ‘ndrangheta con i nuoci capi che la governano e che poco hanno da invidiare ai “colletti bianchi” dell’alta finanza a gestire le saldature criminali con le organizzazioni di matrice mafiosa siciliane, campane e pugliesi ed anche con quelle albanesi. Noi vediamo solo la punta dell’iceberg, rappresentata da un esercito di oltre diecimila spacciatori soltanto nel nord Italia, quasi tutti stranieri, dove si mescolano etnie diverse: marocchini, albanesi, tunisini, nigeriani, algerini, spagnoli e senegalesi. I loro invisibili colonnelli spesso sono i gestori dei territori affidati loro dai capi bastone. Calabresi, siciliani o personaggi legati ai clan della camorra. Capita a Torino, come a Milano, a Genova o a Roma. Le città sono divise, come una gigantesca torta ove funziona anche la regola del subappalto dove i nigeriani, con i loro riti selvaggi, controllano anche la prostituzione. Che è vero e proprio schiavismo. Un giro miliardario in euro che spesso è proprio il sesso a finanziare.

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