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IL BORGHESE

L’auto barcolla
Il turismo cresce

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

L’auto barcollaIl turismo cresce

L’auto barcolla Il turismo cresce

Tornando indietro con la memoria di un decennio e forse più, bastavano una serie di scioperi delle tute blu assiepate di fronte ai cancelli di Mirafiori per far temere una caduta del Pil. La cassa integrazione era una medicina necessaria ma suonava quasi come una sconfitta per Mamma Fiat. Ora invece il rallentamento industriale e soprattutto la crisi Stellantis ci hanno insegnato a bere l’amaro calice quasi con indifferenza anche se supera i 37 milioni di ore annualizzate (in tutta la regione) con un aumento del 10 per cento a livello nazionale, che corrisponde alla riduzione dell’occupazione attiva di circa 20 mila unità. Mirafiori e l’indotto industriale piemontese ovviamente pagano il prezzo più alto. Ma nonostante ciò il Pil della regione nel terzo trimestre di quest’anno fa segnare un più dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2023. Quasi a dirci che nel contrasto tra il bianco e nero della nostra economia, stiamo cambiando pelle. E forse anche vocazione. Con il turismo che scavalca la manifattura. Le analisi del Comitato Torino Finanza presso la Camera di Commercio che ci dicono che la nostra regione ha superato la media nazionale (+0,4%) e ha raggiunto un valore di 155 miliardi di euro. Cade la manifattura che risente fortemente anche della crisi tedesca, ma svettano altri settori. A cominciare proprio dal turismo estero che ha fatto registrare un +11% su base annua confermandosi addirittura come un motore di sviluppo. E crescono le costruzioni con un aumento del 17% dell’occupazione dopo la stangata del Superbonus beneficiando degli investimenti legati al Pnrr. Bene anche i servizi (+5%) mentre segna il passo il commercio che risente della prudenza dei piemontesi nei consumi. Eppure paghiamo anche il calo dell’export che tuttavia, pur appesantito dalla crisi dell’auto, si attesta su 62 miliardi di euro pari al 40,4% del Pil regionale, superiore di 9 punti rispetto alla media nazionale. C’è un’altra Torino dunque, fuori dai cancelli di Mirafiori. Quella dell’arte, dello sport e dei grandi eventi. Ma ha bisogno di progetti e di investimenti. Proprio come la fabbrica

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