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Quando ci andavo con Emma

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Correvano gli anni in cui la Fiat 1100 rappresentava un piccolo balzo nella scala sociale, la tv a colori era privilegio di pochi e si andava al mare in Liguria con le valigie sul portapacchi regolando l’orologio su quello di Mirafiori che, spegnendo la catena di montaggio, dava il via alle ferie di agosto.

Io andavo al liceo, con i libri tenuti insieme da un grosso elastico blu. Ero fortunato, avevo un Velosolex nero e usato che mi scorrazzava qua e là. E che qualche volta si caricava pure di una passeggera bionda che fingeva di accettare i miei goffi corteggiamenti. Si chiamava Emma, era di un’altra classe e amava l’ottovolante.

Così quando a febbraio il carnevale richiamava i giostrai in piazza Vittorio, Emma leggeva con più interesse i bigliettini che le lasciavo di soppiatto nel corridoio durante l’ora di ricreazione. Chissà come, ieri, quando si è diffusa la notizia che forse il Comune potrebbe essere disponibile a riportare qualche momento del carnevale nella sua sede storica di piazza Vittorio, mi sono tornati in mente quei ricordi della mia gioventù.

Quando uscivamo da lezione di corsa, quasi affannati, per fare qualche giro in giostra, per assaporare un panino, o per tentare la sorte al tirassegno.

Mi viene ancora da ridere per quei fucili a tappi con i quali cercavamo di colpire piccole confezioni di wafer stantii o una bottiglietta per cui sarebbe servito un bazooka. La speranza era di vincere, cumulando i wafer, un piccolo peluche. Per Emma, naturalmente.

C’era un’altra Torino, noi eravamo ancora bambocci a sedici anni e l’elastico comprimeva il diario con le sue note e i rimbrotti che, a casa, valevano qualche scappellotto. Eravamo felici, però. E quelle giostre che il sabato richiamavano una folla incredibile per noi anticipavano l’estate, la vacanza, il Bengodi.

Mi piacerebbe rivederle ancora, magari non tutte si capisce, in quella piazza che per noi è un grande motivo di orgoglio. Un grande salotto che tante città ci invidiano, ma che sta lì, immobile, quasi ad implorare folle festose.

La buona notizia comunque c’è: il “Carlevè ed Turin” ritorna insieme alla Fiera dei Vini con 130 giostre e attrazioni alla Pellerina. E sabato ce ne daranno notizia certa le majorettes e le bande che si esibiranno in strada. E poi i carri allegorici, le maschere folcloristiche. Torino ritrova un po’ del suo passato dal 4 febbraio al 5 marzo.

 È il Carnevale dei bambini, ma in fondo noi adulti lo chiamiamo così per darci un tono. Perché il Carnevale è la festa di tutti.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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