l'editoriale
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13 Maggio 2021 - 08:43
Come in un western di quelli belli, magari con Clint Eastwood, uno straniero entra in città e sai già che succederà qualcosa di grosso, di molto grosso. Jack Reacher fa questo effetto, di solito. E anche stavolta, che pure ha di fronte praticamente due eserciti, non si tira indietro. Implacabile, come la sua idea di giustizia, come quell’istinto vecchio di diecimila generazioni che ancora lo tiene vivo. Invincibile, persino esagerato, «un giorno perderò, ma non oggi». Non oggi.
Si intitola “Implacabile” (Longanesi, 20 euro, traduzione di Ernesto Fanfani) il nuovo attesissimo dai fan thriller di Lee Child. Stavolta il nostro ex maggiore della polizia militare, vagabondo per scelta giustiziere per necessità, arriva in una città senza nome, perché in fondo tutte le città sono uguali, soprattutto quando segnate dalle guerre criminali che si consumano sulla pelle dei poveri cristi. Qui, ucraini e albanesi si dividono il territorio e gli affari, si fregano a vicenda e si ammazzano se possono, ma sempre con il rispetto di una contabilità “paritaria”. Quando i conti cominciano a non tornare, però, è perché si è messo in mezzo qualcuno: Reacher.
Che come al solito pensava ai fatti suoi, sul solito bus che lo porta da qualche parte in giro per l’America. Però vede un anziano un po’ malmesso che rischia di essere derubato da un giovanotto: più che sufficiente per intromettersi e risolvere la questione di peso, letteralmente. Il povero diavolo si sta vendendo tutto, è inguaiato con gli usurai perché lui e la moglie devono curare la figlia malata di cancro e rimasta senza assicurazione per colpa del suo capo, un nerd speculatore dell’informatica che ha fatto scoppiare una bolla e si è dato.
Al fianco di Reacher comparirà Abby, una giovane cameriera che sa molte cose delle due organizzazioni criminali, seguita poi da un ex marine che suona la batteria, un ex carrista specializzato in sicurezza mentre di fronte ci saranno i due capibanda Dino e Gregory, con i loro ben poco affidabili secondi, e un esercito di gente armata.
Troppo anche per Reacher? Lui non lo crede. Quando i mezzi sono pochi, allora serve qualcosa di intelligente. Oppure di assolutamente folle.
Lee Child non si discosta mai molto dallo schema che ha creato tanti libri fa e come detto non è tanto diverso da quello di certi western (a me viene sempre in mente “Lo straniero senza nome” oppure “Per qualche dollaro in più”): è per questo che funziona, che appassiona. Child ti porta dentro la testa di Reacher, analizza le reazioni umane, che siano vittime, malviventi o complici. Tutto il resto è una pura e semplice equazione, un dato di fatto: proprio come la questione su cui non si transige, ossia che lo straniero che parla poco spara meglio di tutti. O picchia duro.
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