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Casey sogna di scrivere, ma per salvarsi l’esistenza stia alla larga dagli scrittori

lily king scrittorie amanti

Poeti, romanzieri, idoli, maestri: al diavolo tutti, giovane Casey: usa la Forza. Ah come sarebbe servito un maestro Jedi alla povera Casey, troppo in balia di un’ammirazione per soggetti che non lo meritano: prima regola, se incontri uno scrittore di solito vuole scrivere la sua autobiografia (anche a letto) e si aspetta che tu ne sia un capitolo. Lo diceva Helena, indimenticabile personaggio di Robin Wood, ma da allora non è cambiato niente. D’altra parte, “Scrittori e amanti” (Fazi, 18,50 euro, traduzione di Mariagrazia Gini) dell’americana Lily King è ben altro che questo: è la storia di una affermazione che va oltre gli uomini, e chissà se esiste un simbolismo nell’averlo ambientato nel 1997, nei giorni della morte di Lady D, tradita e usata dagli uomini anziché amata e rispettata.

Qui non si parla di violenza, il “me too” è roba da venire, ma ci sono i piccoli grandi abusi quotidiani, spossessamenti, attribuzioni, un sminuire costantemente praticato che colpiscono Casey, il cui vero nome è Camila, forse non per l’essere donna ma per l’essere ancora troppo giovane, anche se ha già trent’anni, o forse perché, come le dicono riguardo il libro che sta scrivendo «è sorprendente che tu abbia qualcosa da dire». Ha trent’anni e trascina una vita complicata da cameriera ossessionata dai debiti, ferita e intristita dalla morte dell’adorata madre forse non abbastanza conosciuta, se ne frega di tutto e del sesso, almeno nelle ore mattutine, quando lavora al suo romanzo. Il romanzo che è sogno e desiderio di svolta, ma anche autoanalisi per certi versi, storia che va raccontata e probabilmente decolla nel momento in cui si decide di abbandonare il tabù, la ritrosia del non dire e non mostrare, per sbattere invece in faccia a tutti la verità.

Cos’era tuo padre, Casey? Il golfista fallito che ha illuso tua madre e poi ha scaricato frustrazioni su di te, per passare il tempo a spiare le ragazze della scuola nello spogliatoio? E quando l’hanno scoperto? Gli hanno dato la pensione e una festa con la torta di compleanno?

Cos’era quell’amore di Barcellona? Cos’era Luke e le sue dannate poesie sulle api? E Silas, tanto sensibile da farsi prendere da una crisi di panico e fuggire lontano la sera del vostro appuntamento? Meno male che si dimostrerà migliore. E Oscar, talentuoso, quarantacinquenne vedovo, padre di due bimbi, dedito a scene di pietismo se la sala della presentazione del suo romanzo non è abbastanza grande, se la sua amica parte per un tour europeo e lui gira i circoli di Boston... Scene patetiche quando tu distogli l’attenzione da lui, con i suoi figli. Non sei la bambola, l’ornamento di una vita codificata...

Brava, forte Casey, sulla sua bicicletta da cross nella notte, con le lacrime che sgorgano al momento giusto, le paure per la salute, anche se quella più grande è forse quella di sognare. Con i libri che sono rassicuranti pietre d’inciampo e chiavi di volta. Avanti Casey, con il tuo libro, con la forza di urlare e mandare all’inferno i troppi parassiti.

Lily King è arrivata relativamente tardi al successo. Non mette solo se stessa, in Casey, ma tutte le Camila che hanno scelto di non rivelarsi, di soffrire per un sogno. Alle quali non servivano corsi di scrittura creativa e tromboni in copertina, forse solo un maestro Jedi o una spada laser e un fulminatore per fare a pezzi qualcuno. Magari nella figura di una agente al primo incarico, una che di solito detesta tutti. Ecco la strada. E alla fine capisci anche cosa c’è nella testa di Holden e trovi anche al risposta a dove vadano le anatre o le oche d’inverno. E perché non tutte ci vadano.

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