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Quell’ombra sbagliata sul luogo del delitto. La detective incinta trema per l’altro figlio

susie steiner

La detective Manon Bradshaw è un gran bel personaggio. Per chi non avesse il libro precedente e si affacciasse solo adesso a Susie Steiner con “Persone sbagliate” (Piemme, 18,90 euro, traduzione di Cristina Ingiardi), il consiglio è di non farsi ingannare dalla sua pancia che supera la boa del quinto mese, dal suo appetito, dal desiderio, dopo aver lasciato Londra e la Met e l’orribile capo, di una vita tranquilla e una casa piena di figli. La detective è una sbirra autentica, che sa guardare nell’abisso e stavolta, nella calma Cambridge che decisamente tanto calma non è, nell’abisso rischia di finirci lei.

Sì, perché sulla scena di un crimine - un uomo accoltellato a morte che assieme all’ultimo respiro ha esalato anche una parola misteriosa - c’è un’ombra, un’immagine appena accennata che corrisponde a quella di Fly, il suo giovane figlio adottivo. Può una detective esperta dell’animo umano avere dubbi, non sapere di conoscere gli affetti più cari, le persone che le stanno attorno? A pensarci bene è un grande classico della narrativa di genere, ma bisogna sempre ricordare che nel thriller non bisogna perdere in sofisticati schemi mentali che fanno fare bella figura ai recensori: una storia è ben scritta oppure non lo è; un thriller è intrigante, ad alta tensione, oppure non è un thriller. “Persone sbagliate” lo è. Punto.

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