l'editoriale
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17 Febbraio 2022 - 08:50
Michael Connelly non ha paura di infilare la pandemia in un suo libro, perché non fa finta che la narrativa thriller poco debba avere a che fare con le realtà (anche se a dire il vero non sono pochi, oltre agli autori, editor che dichiarano di non volere storie con il Covid di mezzo, come se la letteratura non fosse di questo mondo). E così il Covid non è un semplice sfondo in “Le ore più buie” (Piemme, 19,90 euro, traduzione di Alfredo Colitto), così come non lo è la violenza della polizia, la morte di George Floyd, il movimento Black Lives Matter, fino all’assalto a Capitol Hill. I personaggi di Connelly vivono nella realtà e la realtà lavora su di loro quanto un caso.
Così, in questa Los Angeles spaventata e blindata, Renée Ballard è ancora all’ultimo spettacolo, il turno di notte, ma non vive più su una spiaggia, visto che le spiagge sono state tutte chiuse. E nella notte di Capodanno, mentre è appostata in auto con una collega temendo che presto tornino a colpire «gli uomini della mezzanotte», ossia una coppia di stupratori seriali che penetra nelle case, irrompe il caso di un omicidio di un ex membro di una gang di latinos. Un caso che, manco a dirlo, ha connessioni con una vecchia indagine di Harry Bosch.
Da quando il detective è andato in pensione, si dedica in maniera ossessiva ai casi lasciati irrisolti ed è diventato un mentore - anzi, in realtà un solido punto di riferimento nel momento in cui, tra tagli di bilancio, burocrazia e pericoli, il dipartimento di polizia di Los Angeles pare non curarsi più delle vittime - per la giovane e irrequieta collega. La quale è determinata a non farsi tagliare fuori da entrambe le indagini: il suo obiettivo è fare giustizia per le vittime, ma anche per se stessa, nel senso che bisogna ridare senso al lavoro, la missione, di un detective.
Che coppia, Ballard e Bosch. Anche se la trama ruota quasi solo attorno a lei, Bosch non sarà né può esserlo un comprimario. Anche se lei rovescia i ruoli, diventando protettiva: lo trascina infatti a fare il vaccino, visto che lui esitava a far valere il diritto di precedenza di ex poliziotto «per non togliere il posto ad altri», perché si sa, «everybody counts or nobody counts».
C’è la solita adrenalina, nel nuovo thriller, anche se è straniante questa Los Angeles con quasi tutti i locali chiusi, dove Bosch non può gustare un sandwich o una birra da Musso, né ascoltare jazz o blues lontano da casa. Ma nelle strade deserte spaziano i fari dell’auto di Ballard, le luci dell’ultimo spettacolo appunto, la caccia ai mostri dell’oscurità che non è quella che ti può far male, ma ciò che in essa si nasconde. E anche la soluzione al caso degli stupratori, in fondo, ha ben più di un legame con questo folle mondo sconvolto dalla pandemia e da una carica di violenza che ha preso il posto del raziocinio.
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