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Baraccopoli tra gli orti urbani. Nel Meisino vivono i disperati

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Non ci sono solo le prostitute, a tener compagnia ai clienti, o i farabutti in cerca di rame. Alle spalle dei verdi prati e dell’ex galoppatoio spuntano vecchie aree in disuso trasformate in catapecchie. Basta percorrere i sentieri del parco del Meisino, oltre la famosa spiaggia, per incontrare una baraccopoli. Nemmeno troppo distante dal camposanto. Se il campo sportivo, abbandonato da anni, è diventato preda delle prostitute africane, i prati che si trovano dietro al parcheggio sono diventati il rifugio per chi ha perso la casa. Tra un albero e l’altro alcuni disperati si sono arrangiati a vivere in baracche e tende di fortuna, in un luogo che di certo non brilla per il decoro o per le condizioni igienico-sanitarie.

Ma questo è quello che passa il convento e i più decidono di arrangiarsi. L’accesso non è semplice. Bisogna transitare da via Nietzsche o dal viale Michelotti e camminare a piedi lungo quelle stradine sterrate, poco amate dalle sospensioni delle auto. Dopo esserci lasciati a sinistra il vecchio galoppatoio basta prendere i sentierini che costeggiano le mura antiche del camposanto, a cavallo con strada comunale del cimitero di Sassi. Poi è necessario buttare un occhio tra le reti per vedere sedie, rifiuti e quella che ha tutta l’aria di essere un riparo di fortuna.

Negli anni il numero di occupanti di questo pezzo di terreno sperduto è decisamente aumentato. Non tutti i cittadini che si recano al Sassi, del resto, lo fanno esclusivamente per visitare i defunti. Qualche automobilista, infatti, preferisce tralasciare tombe e loculi in cambio di un tour del sesso a pagamento sullo stradone che costeggia lo Stura. E c’è anche chi ha trovato asilo in mezzo al parco. I più sfortunati, invece, hanno dovuto ricorrere alle tende per non finire a dormire sotto un ponte.

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