l'editoriale
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07 Novembre 2014 - 00:00
Lei aveva ragione: aveva detto «Cercate Elena nell'acqua» e la povera Elena era proprio lì, in quattro dita d'acqua. Tra tante informazioni più o meno verificabili giunte ai carabinieri e in procura, oltre che alle redazioni giornalistiche, alla fine la sensitiva è l'unica che non è stata smentita dai fatti. E oggi, dopo essere stata anche interrogata dagli investigatori per le sue rivelazioni, Rosemary Laboragine va oltre e dice «Continuate a cercare. Nell'acqua ci sono ancora pezzi di Elena». E forse anche altro: un libro, magari un diario.
La sensitiva
Rosemary Laboragine vive in provincia di Padova e ha un suo studio di consulenza: amore, felicità, ma non la salute. Riceve su appuntamento, però se si tratta di parlare di persone scomparse, di dare un'indicazione a qualcuno, a una famiglia in ansia o una madre disperata, lei si mette a disposizione, rigorosamente gratis. Nello scorso mese di marzo, Rosemary aveva spiegato di aver avuto una sorta di «visione»: mentre guardava un servizio televisivo sulla Ceste, le era apparsa l'immagine di Elena «nell'acqua, nel Tanaro. Io avevo detto nel Tanaro, o comunque entro due chilometri da lì». E il rio Mersa, dove i poveri resti della mamma di Costigliole sono stati ritrovati, è in effetti in quel raggio. «Lei non si è allontanata: qualcuno l'ha caricata e gettata in acqua» aveva detto a suo tempo.
Sono visioni che Rosemary non sa spiegarsi, dice di avere «il dono». Già per altri casi dolorosi di persone scomparse le sue previsioni si sono avverate. E la procura, dopo averle viste sul Web non le ha certo sottovalutate: i carabinieri sono stati delegati dai magistrati a raccogliere la testimonianza della sensitiva, facendole mettere per iscritto la "visione", con tanto di firma. E non è escluso che ora la signora Laboragine venga risentita. Anche perché ora Rosemary dice «Non smettete di cercare, nell'acqua ci sono ancora cose di Elena». Forse parti del suo corpo (il recupero è stato particolarmente difficoltoso, come si sa), ma soprattutto «un libro, una specie di cartellina, forse un oggetto di plastica». Certo, in mente vengono la bottiglietta d'acqua e il navigatore recuperati nel canale (ne abbiamo dato notizia ieri), ma l'idea di un libro, magari un diario della Ceste, è particolarmente affascinante per le indagini. O anche una chiavetta usb che contenga il famigerato "video compromettente" che l'avrebbe terrorizzata e non è mai stato trovato.
E parlando di indagini, la signora Rosemary che idea si è fatta del caso? «Non credo sia stato il marito - dice -. Lei era molto esaurita, sentiva le voci... Poi era una persona "di chiesa", magari ha avuto sensi di colpa... Io credo che il prete sappia qualcosa. Non dico che c'entri, però la vedo sempre in televisione e credo che sappia qualcosa, magari appreso in confessione...».
Il Rivelatore
Il prete di cui parla Rosemary è don Roberto, che ultimamente è dovuto apparire in televisione per spiegare addirittura il proprio alibi. C'erano infatti quei misteriosi messaggi sms inviati al medico di Elena, il dottor Mario Cozzellino, che si riferivano alla mattina del 24 gennaio, giorno della scomparsa: «Ho visto la Ceste davanti alla chiesa, un uomo l'ha afferrata e trascinata dentro» diceva il messaggio di questo sedicente camionista della provincia di Bari che, firmandosi "Il Rivelatore", aveva poi fatto anche il nome dello stesso don Roberto. «Quel giorno - dice il sacerdote - era la festa di San Francesco da Sales, il nostro patrono, e avevamo organizzato diversi momenti di preghiera, tra cui uno che iniziava attorno alle 8 ed è finito attorno alle 10.30. C'erano molte persone. Poi, verso le 10, è arrivato anche Michele, sconvolto, a cercare Elena». Il sospetto degli inquirenti, comunque, è che questo "Rivelatore" possa essere solo un mitomane, a meno che qualcuno non avesse interesse a depistare le indagini.
Il Consolatore
Mentre resta ancora avvolta dal mistero la figura del "Consolatore", ossia l'autore di alcune lettere anonime giunte ai carabinieri nei mesi scorsi, in cui si legge «quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza». E' un brano del capitolo 15 del Vangelo secondo Giovanni. Quale ne sia il senso, però, nessuno riesce a dirlo. A parte gettare un'altra ombra sulla profonda religiosità di tutta la famiglia Buoninconti-Ceste e ritirare in ballo l'ipotesi che Elena fosse finita nelle spire di una setta religiosa. Fino a quella che pare la spiegazione più semplice, ossia che il grafomane sia stato ispirato da un telefilm poliziesco, andato in onda in quelle settimane, dal titolo "Il consolatore".
Andrea Monticone
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