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«Tornare in politica? Me lo hanno chiesto. E io ci sto pensando»

Luxuria
Ne è passato di tempo da quando una giovane Vladimir Luxuria chiedeva in prestito i vestiti alla sorella Laura e andava a cambiarsi nei bagni dei bar vicino casa. Oggi, come opinionista all’Isola dei Famosi, ha una stilista tutta per sé e ben due sarte a disposizione. Sorride a ripensarci. A vederla così sicura di sé sul palco del Lovers Film Festival sembra che nulla possa scalfirla, ma i ricordi degli anni di scuola sono difficili da superare. «Ho pensato anche di abbandonare gli studi, ma poi è prevalsa la voglia di rendere i miei genitori fieri di me» racconta. I progetti per il futuro appaiono infiniti: l’amore, il ritorno in politica nella sua Foggia, un figlio magari. E poi una festa che tutti si ricorderanno per i 40 anni del Lovers Film Festival.

Se le dico Lovers Film Festival, lei cosa mi risponde?

«Responsabilità. Lo sento come una creatura viva. Una bambina da proteggere e far crescere».

È stata riconfermata alla direzione fino al 2025. Ne è felice?

«Molto. È una riconferma che va verso il quarantennale. Faremo le cose non alla grande, alla grandissima. La mia idea è quella di fare dieci giorni di festival. Ma non solo, mi piacerebbe ci fossero appuntamenti anche durante il resto dell’anno».

In questi giorni la vediamo spesso per le vie della città. Ha preso casa a Torino?

«Sto all’Hotel Roma e Rocca Cavour. Qui mi danno sempre delle stanze molto grandi e un po’ mi sento a casa. Mi avevano offerto un alloggio a Torino, ma stare in un appartamento voleva dire rifarsi il letto, pulire… Quando si ha poco tempo, meglio stare in una stanza di hotel. Poi io viaggio sempre in treno e arrivando a Porta Nuova mi è comodissimo».

Ci racconta un aneddoto che la lega alla nostra città?

«La prima volta che ho assaggiato la bagna cauda. È stata un’esperienza mistica».

Troppo aglio?

«A me piace molto l’aglio e l’ho voluta provare. Mi fu preparata da Alessandro Fullin, a casa di Roberto Piana, regista con cui ho fatto moltissimi film. Mi piacque, ma ricordo che i truccatori i giorni seguenti mi tenevano “a distanza”. Tendevano il braccio al massimo per usare la matita per gli occhi. Credo che anche loro avessero percepito che avevo assaggiato la bagna cauda».

Conserva amicizie importanti a Torino?

«Ho fatto tante cose qui. Tanti Pride, spettacoli, iniziative pubbliche nelle piazze. Sento spesso Marco Giusta che ora è tornato presidente del coordinamento TorinoPride».

A proposito, la aspettiamo al Gay Pride di Torino il 18 giugno?

«Certo. Farò un doppio appuntamento piemontese. Oltre al TorinoPride, parteciperò come madrina al Pride di Asti il 16 giugno».

Una scritta omofoba è comparsa sulla targa dedicata all’attivista Lgbt+ Ottavio Mai poco prima dell’inizio di Lovers. La ferisce ancora vedere certi episodi?

«Quando succedono fatti come questo io mi faccio sempre una domanda: faccio finta di niente o replico? Penso che chi fa questi gesti goda del rilievo mediatico che gli viene dato. Non avendo altre soddisfazioni nella vita, ‘sti deficienti, trasformano quell’attenzione nella loro gloria».

Quindi meglio non rispondere?

«Alla fine mi dico che bisogna reagire e denunciare. Se facciamo finta di niente, la scritta rimane lì. Quelle parole continuano a offendere. Sono delle lame e colpiscono anche le persone più sensibili. Soprattutto gli adolescenti».

Parliamo di bullismo. Lei ha vissuto episodi di violenza a scuola?

«Beh diciamo che io, quella parola che hanno scritto sulla tarda di Ottavio Mai (“frocio” ndr), me la ritrovavo spesso sui libri di scuola. Approfittavano di un momento di distrazione oppure di quando andavo in bagno e nel momento in cui rientravo in classe, aprendo il libro, me la ritrovavo lì».

E come reagiva?

«Per fortuna sono sempre stata molto forte di carattere. Certo ho avuto anche io degli attimi di debolezza, non è che sono fatta di ferro. Ci sono stati anche dei momenti in cui ho pensato di abbandonare la scuola».

Cosa le ha fatto cambiare idea?

«Io a scuola andavo benissimo. Per me significava dare una soddisfazione ai miei genitori. Sapevo che c’era un certo chiacchiericcio tra i parenti perché io ero già visibilmente diversa e i miei ci soffrivano. Ricevevamo anche telefonate anonime a casa. Diciamo che cercavo di compensare tutto questo dando loro almeno l’orgoglio di avere un figlio – perché all’epoca ero un figlio – che andava bene a scuola. Ai colloqui con i genitori uscivano contenti».

E gli insegnanti come si comportavano?

«C’era molta indifferenza. I docenti sapevano, ma non intervenivano. Oggi per fortuna le cose sono diverse e c’è più sensibilità su questi temi. Ma il fenomeno esiste ancora e non lo circoscriverei solo all’orientamento sessuale. A volte basta avere un accento diverso per diventare la preda del gruppo. Io ho desiderato abbandonare gli studi, ma tra i giovanissimi ci può essere anche qualcuno che desidera abbandonare la vita».

Ha parlato dell’importanza di rendere orgogliosi i suoi genitori, oggi che rapporto ha con loro?

«Buonissimo. Sono diventata io la mamma dei miei genitori. Invecchiando litigano di più e se la prendono per stupidaggini. Io devo fare da paciere e poi sono molto attenta, con le mie sorelle e fratelli, alla loro salute. Siamo una famiglia unita anche se non viviamo tutti nella stessa città».

Tant’è che i primi vestiti da donna che ha indossato erano proprio quelli di sua sorella Laura...

«Sì, mia sorella non mi ha mai chiesto perché mi volessi vestire con i suoi vestiti da donna, anche se ero nato maschio. Forse le persone che ti stanno veramente vicine e ti conoscono sono in grado di leggere la tua anima. Non c’era bisogno di domande, per lei era naturale prestarmi i vestiti, come avrebbe fatto con una sorella maggiore».

Ma è vero che si cambiava nelle cabine telefoniche come Superman?

(ride) «Sì mi cambiavo di nascosto. Quando faccio l’opinionista all’Isola dei Famosi ho tre donne a disposizione tutte per me per farmi un vestito. Quando avevo 16 anni invece dovevo prendere in prestito i vestiti di mia sorella e cambiarmi o nel bagno del bar o in una cabina telefonica».

A proposito dell’Isola. Chi vince?

«Ah non lo so. Poi da opinionista non posso tifare».

Politica. Non le manca?

«Proprio l’altro giorno ho guardato un documentario che abbiamo proiettato al Lovers, si intitolava Good times for a change e parlava dell’elezione del primo sindaco trans in Italia, a Tromello, Gianmarco Negri. All’inizio lui quasi si vergognava di camminare per le strade del suo paese e poi invece era il paese stesso a chiedergli di diventare sindaco. Ecco, rivedere questo mi ha fatto rivivere le emozioni della mia campagna elettorale. Nel 2006 sono stata chiamata a rappresentare il popolo italiano al Parlamento. Io che non vedevo futuro quando avevo 16 anni… Diciamo che ho scoperto che c’è ancora questo fuoco dentro di me. Non escludo, nel caso ci sia una proposta seria, di tornare a fare politica. Nella mia vita alle sfide dico più sì che no».

Le hanno chiesto di scendere in campo per Foggia, la sua città?

«Non nascondo che cittadini e associazioni mi stiano chiedendo di candidarmi sindaca a Foggia. Ma ci sto pensando molto attentamente. La mia città versa in una condizione difficile e complicata e a me non piace fare le cose tanto per farle. Devo rifletterci bene».

Parlando di attualità, cosa ne pensa della sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato “illegittimo” dare il cognome del papà in automatico?

«Lo trovo giustissimo. In Spagna è già così da tempo. Ritengo che sia arrivato il momento, finalmente. Anche quando io ero parlamentare se ne discuteva, poi non se ne fece niente»

Passiamo alla sfera personale. C’è un amore nella sua vita?

«No, in questo momento no. Sono sincera. Non sono una single disperata. Ma, come per la politica, non escludo di innamorarmi».

Ha mai pensato di adottare un bambino?

(Breve pausa). «Sì, l’ho pensato. Quando sono stata in Mozambico ho conosciuto la realtà di molti bambini orfani e, se le leggi me lo avessero consentito, avrei avviato un processo di adozione. Ma ero single e per di più trans. Ho dovuto reprimere questo desiderio».

Con lei ci si trova subito a proprio agio a parlare. Come se lo spiega?

«Sono una persona molto empatica. Mi metto sempre nei panni degli altri, porto rispetto e credo di meritarlo».
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