Dopo i magistrati, gli anarchici ora minacciano gli esponenti della politica e ieri, a farne le spese, è stata l’ex sindaca della città Chiara Appendino, attualmente parlamentare del M5s. «Appendi Appendino», «La scorta non ti basta». Nelle chat e nei siti di area sono state fatte circolare fotografie - risalenti a una manifestazione di alcuni anni fa - con le scritte tracciate sulle mura del Cimitero Monumentale di Torino. Il motivo sono alcune dichiarazioni a lei attribuite nel corso di una trasmissione tv su «contatti fra anarchici e mafiosi». Appendino aveva già ricevuto minacce all’epoca in cui era sindaca e per questo le era stata assegnata una scorta. Sul caso è intervenuto Giuseppe Conte, presidente M5s che ha detto: «Se qualche vigliacco dalla tastiera infuocata pensa di poter impaurire Chiara Appendino e la comunità del M5s si sbaglia di grosso. Nessun passo indietro di fronte a intimidazioni eversive rivolte ai nostri portavoce e ai rappresentanti delle istituzioni democratiche». Solidarietà anche da parte del presidente del SenatoIgnazio La Russa e dalle donne del Pd. Anche l’ex sindaca è intervenuta sul caso con un tweet e ha scritto: «Ringrazio il @Mov5Stelle e tutte le persone che mi hanno espresso vicinanza in queste ore. La nostra posizione non si sposta di un millimetro». Ed è proprio il tema toccato allora da Appendino che è tornato di attualità, e cioè quello della saldatura tra frange estreme, insurrezionaliste o rivoluzionarie del movimento anarchico, con esponenti della criminalità organizzata. Sulla questione, in questi giorni, ha detto la sua anche l’ex procuratore capo di Torino e Palermo, Gian Carlo Caselli che ha dichiarato: «La bagarre che si è scatenata in favore di Alfredo Cospito, è un piatto sporco in cui possono mettere le mani personaggi di ogni tipo, animati anche dai propositi più diversi. Non vorrei dare ragione al ministro Carlo Nordio che accusa chi dissente da lui di vedere la mafia dappertutto. Ma attenzione, quando si parla di 41 bis, la mafia che vuole abolirlo a tutti i costi, è sempre pronta ad approfittarne». Intanto ieri, sulla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito, i medici dell’istituto di pena di Opera e il Tribunale di sorveglianza di Milano, presieduto da Giovanna Di Rosa, hanno cominciato a valutare l’eventuale trasferimento del detenuto al 41 bis, dal centro clinico del carcere milanese al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo. L’ipotesi di un ricovero ospedaliero, da quanto si è appreso, è realistica laddove il 55enne, da 109 giorni in sciopero della fame, dovesse proseguire a rifiutare anche gli integratori. La loro prolungata interruzione potrebbe portare a una crisi cardiaca e alla necessità di trattamenti salva vita. Al momento i suoi parametri sarebbero compatibili con la detenzione. Cospito da qualche giorno va avanti solo ad acqua, zucchero e sale e ha fatto pervenire al Dap una dichiarazione nella quale esprime la volontà di non procedere con l’alimentazione forzata, nel caso in cui le sue condizioni peggiorassero a tal punto e fosse incosciente. «Al momento è comunque lucido, cammina, si regge in piedi», fanno sapere dal carcere. Nei suoi confronti c’è massima attenzione da parte del personale sanitario dell’istituto di pena milanese e dei magistrati di sorveglianza Giovanna Di Rosa, come detto presidente della sezione, e Ornella Anedda, preposti a tutelare le condizioni dei detenuti e a garantire i loro diritti, tra cui quello fondamentale della salute. I giudici, infatti, quotidianamente ricevono una relazione sullo stato di salute di Cospito. Intanto ieri il carcere di Opera è stato preso d’assalto da gruppi anarchici.
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