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IL CAMBIAMENTO
07 Giugno 2023 - 01:48
Torino si prepara a cambiare entro il 2026 grazie a oltre 748 milioni di investimenti nell'urbanistica
Torino si prepara ad avere, dopo oltre trent’anni, un nuovo piano regolatore. «E questa volta non sarà un “libro dei sogni” ma una strategia concreta» assicurano dal Comune. I progetti ci sono e sono tanti. Dalla pedonalizzazione di via Roma al futuro Parco della Salute e della Scienza o il nuovo ospedale che sostituirà il Maria Vittoria alla Pellerina, passando dal completamento della prima linea di metropolitana e la realizzazione della secondo, la nascita della “cittadella dell’aerospazio” in corso Marche, fino al recupero di Palazzo Nervi per farlo diventare un “hub” dedicato al lavoro. E ancora, la valorizzazione dei quartieri uscendo dalla logica delle «periferie ghetto» e il completamento della cosiddetta “città di 15 minuti” per cui la maggior parte delle necessità quotidiane dei residenti può essere soddisfatta spostandosi a piedi o in bicicletta in un quarto d’ora. Sono almeno trecento le idee e le trasformazioni che, già solo messe in elenco, permettono di sognare quella che sarà la Torino del futuro ma dovranno essere armonizzati in una nuova strategia urbanistica.
Trent'anni d'attesa
Dopo decenni trascorsi a ridisegnare Torino a colpi di centinaia di varianti, infatti, Palazzo Civico ha mosso il primo passo per mettere nero su bianco un nuovo Piano regolatore generale, che andrà a sostituire quello firmato da Vittorio Gregotti e Augusto Cagnardi nel 1991 e approvato nel 1995. Per ora di quello nuovo ci sono le “linee guida”, fresche d’approvazione in giunta e che saranno al centro, oggi e domani, del convegno “Torino cambia: un piano per la città”. Due giorni di tavoli tematici - non aperti al pubblico - ma riservati a tutti i soggetti pubblici e privati con cui il Comune cercherà di mettere insieme, come in una sorta di mosaico, oltre la realizzazione di progetti e interventi già pronti a partire grazie ai 600 milioni di euro del Pnrr e altri 148 milioni del Piano nazionale Metro. Dai potenziali investitori e portatori d’interesse, fino agli addetti ai lavori, che potranno suggerire traiettorie di lavoro per la costruzione del nuovo piano che avrà l’obiettivo principale di riflettere su come «sulle potenzialità che Torino ha per tornare a credere in se stessa, nelle sue possibilità di crescita, che dovrà essere moderata, ragionevole: non certo quella che si immaginava trent'anni fa» come spiega l’assessore all’Urbanistica, Paolo Mazzoleni.
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La visione dell'assessore Mazzoleni
«Una città positiva, che cresce il giusto, che ha un’economia che funziona e che trattiene i talenti, ad esempio, fa in modo che i tantissimi studenti che vengono qui a studiare poi non se ne vadano». Una visione in cui Mazzoleni prefigura un destino davvero nuovo per la città. «Torino è una città sana, sostanzialmente ricca e ordinata, con tutti i fondamentali per generare economia, lavoro e benessere nel panorama delle “piccole grandi città d’Europa”, come Valencia, Colonia, Stoccarda. Anzi, potrei proprio dire che Torino già ne rappresenta il modello perfetto» chiosa l’assessore, evidenziando come l’obiettivo del confronto con gli “stakeholder” sarà quello di mettere a sistema tutti i progetti che già ci sono «per evitare che rimangano singoli “episodi” ma siano messi a sistema tra loro e sul territorio, così da moltiplicarne anche il valore». Per questo Mazzoleni ricorre ad un esempio concreto. «Noi abbiamo un piano regolatore che non contemplava la metropolitana e che, oggi, c’è e in futuro sarà raddoppiata. Per questo serve ripensare a un nuovo piano e armonizzare tutti gli interventi».
Le reazioni dei partiti di maggioranza e opposizione
Le aspettative della politica sono tante. Almeno quanto i milioni di euro che il nuovo piano regolatore dovrà valorizzare, trasformandole in “leve” per lo sviluppo di un nuovo modello di città. E, proprio su questo punto, consiglieri di maggioranza e opposizione in Sala Rossa si trovano già d’accordo. Come sul fatto che tutti, a loro modo, sono pronti a «vigilare» sullo strumento con cui Torino si candida a diventare una città europea moderna, capace di attrarre investimenti e generare occupazione, ad esempio. Che, oggi, però «Torino sia ferma e abbia bisogno di ripartire» è l’assunto da cui parte il capogruppo dei Moderati, Simone Fissolo, per il quale «ben venga un nuovo piano regolatore, che è lo strumento con cui ridare abbrivio allo sviluppo. Ma questo piano dovrà tenere in considerazione almeno due elementi fondamentali. Primo, valorizzare quelli che fino a oggi sono stati “luoghi critici”, come edifici e strutture abbandonate e senza una destinazione d’uso. Secondo, limitare al massimo il consumo di suolo privilegiando lo sviluppo “verticale” senza sprecare altro spazio». Ed è su quest’ultimo punto che si trova d’accordo anche la Lega con il suo capogruppo, Fabrizio Ricca. «Finalmente arriva una delibera seria da questa giunta. Aspettiamo un piano regolatore da trent’anni ed è positivo che, almeno, si sa mosso un passo in questa direzione. Ovviamente vigileremo su quella che sarà la sua evoluzione: verificando che al centro di ogni progetto sia messo il cittadino, con le sue doverose richieste di vivibilità e servizi».
Una nuova pianificazione urbanistica per la città è una «ottima notizia» anche per Enzo Liardo, sebbene l’auspicio del consigliere di Fratelli d’Italia sia di «non ripetere gli errori del passato, specie sul fronte del traffico». E i casi più eclatanti sono proprio due progetti recenti, innestati nel vecchio piano attraverso “varianti”, «Mi auguro che non si commettano gli errori della passate giunte di centrosinistra sul traffico, ad esempio» sottolinea Liardo.«Penso alla rotonda Baldissera o all’abbattimento del cavalcavia di corso Grosseto dove, ora, si trova un tunnel che, anziché essere a due “canne”, come avrebbe dovuto, ne ha solo una. Solo quei due progetti hanno creato una vera e propria paralisi del traffico. Spero che ci sia davvero un cambio di rotta». Decisamente “tranchant” è però Domenico Garcea. «Mi sembra una delibera con “tanto fumo e niente arrosto” per ora» commenta il capogruppo di Forza Italia. «La giunta Lo Russo mente quando parla della valorizzazione dei mercati, quando nelle grandi aree permette di costruire sempre più centri commerciali. Mente, quando parla di inclusione sociale, visto che proprio le periferie sono sempre più degradate e la gente percepisce solo insicurezza. Sicuramente diventerà una città ideale per biciclette e monopattini».
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