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Il debutto del notaio Morano. «Bisogna amare questa città»

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Non sarà un Monti torinese, assicura all'ingresso della Fonda­zione Sandretto uno dei suoi più stretti collaboratori. Cosa intenda lo si capisce dopo i primi trenta secondi dell'intervento di esor­dio: «Sabato alle sei di pomerig­gio, mentre ero in ufficio, due zingari hanno cercato per mezz'ora di sfondare la porta del terzo piano» racconta per intro­durre il problema della criminali­tà in città. Alberto Morano, 57 anni, notaio con uno studio in via Magenta, è ad oggi il candidato più probabile del centrodestra per le comunali. Non c'è ufficiali­tà, lui frena precisando che corre­rà «se matureranno le condizio­ni » ma si vocifera che abbia già ottenuto il via libera di Berlusco­ni e che piaccia a Salvini. Un po' meno alla base leghista e pure una fetta di Forza Italia appare piuttosto tiepida.
  I 170 in platea - la sala è piena, c'è gente sugli scalini - sono la Torino degli imprenditori, dei costrutto­ri,
 dei medici, dei notai, degli agenti immobiliari, dei commer­cialisti come quel Giorgio Cava­litto già vicino a Martinat ai tempi del Msi. O del professore univer­sitario Filippo Monge, che inter­viene con Morano insieme all'av­vocato Giulia Facchini.

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