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Uccide il marito padrone, aveva minacciato il figlio: «Gli ho tagliato la gola»

Uccide il marito padrone, aveva minacciato il figlio: «Gli ho tagliato la gola»
La disperazione di un figlio adolescente che cerca di disarmare la madre, lei che «attraverso i sei fendenti alla gola» vibrati all’indirizzo del marito, ha «rabbiosamente riversato il peso delle proprie sofferenze e frustrazioni, accumulate nel corso della convivenza e divenute ormai insostenibili». E non si è fermata: «Ha pervicacemente portato a termine il suo intento omicidiario, nonostante la copiosa perdita di sangue cagionata alla vittima con il primo fendente - tale da annullarne la capacità di reazione - e nonostante le grida imploranti del figlio minorenne, costretto sciaguratamente ad assistere alla cruenta uccisione del padre»: provocata da «un’incontrollata furia aggressiva e caratterizzata da notevole accanimento». Per il gip, Andrea Gaboardi, sussiste quindi il pericolo concreto che Raffaella Ragnoli, casalinga di 56 anni possa reiterare il reato. Pur non convalidando il fermo per l’omicidio volontario del marito Romano Fagoni, operaio di 59 anni, ucciso sabato sera nella casa di Nuvolento (Brescia) durante la cena, il giudice ha confermato la custodia cautelare in carcere. «Inidonea» qualsiasi alternativa, come i domiciliari proposti dagli avvocati difensori Anna Maria de Mattei e Tony Bettanini. Nelle venti pagine della sua ordinanza, la sequenza di una tragedia, le ultime ore di una quotidianità compromessa da tempo, la storia di una famiglia segnata dalle vessazioni della vittima. Era ancora vivo, quando il figlio, sconvolto, chiama i soccorsi. Dopo aver cercato di fermare mamma: «Ti prego fermati, perché?». «Perché ti avrebbe ucciso e basta». Anche al gip Raffaella ha confermato di essersi scagliata contro il marito temendo «per l’incolumità di nostro figlio». Per proteggerlo. Quando arrivano i carabinieri lei è lì, con la felpa e i pantaloni intrisi di sangue, che fissa il corpo inerme del compagno. L’uomo si sarebbe agitato, arrivando a puntare un coltello «dalla punta arrotondata» alla gola del figlio. «Mai mio marito si era spinto a tanto. Non so cosa mi sia passato per la testa, ho temuto per l’incolumità di mio figlio, pensando l’avrebbe ucciso». Raffaella afferra un «coltello affilato» dal piano della cucina, lo punta alla gola di Romano e lo ammazza.
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