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Trovati i Dna dei killer, caso riaperto. E spunta la banda della Magliana

delitto pasolini
È stata depositata questa settimana in Procura, a Roma, un’istanza per chiedere la riapertura delle indagini sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini avvenuto ad Ostia il 2 novembre del 1975. L’atto è stato redatto dall’avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco, che di Pasolini fu assistente, e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti, in coincidenza con la presentazione del film «Pier Paolo Pasolini - Una visione nuova» in sala il 5, 6 e 7 marzo, diretto da Giancarlo Scarchilli (una produzione Mg Production con Luce Cinecittà, Rai Cinema e Cineteca Nazionale; distribuito da Medusa). Nell’istanza si chiede di accertare a chi appartengano i tre Dna individuati dai carabinieri del Ris nel 2010 sulla scena del crimine. «Quella notte all’Idroscalo di Ostia Pino Pelosi non era solo - afferma il legale -. Ci sono almeno tre tracce, tre “fotografie” di persone e ciò spiega perché, dopo quasi 50 anni, è ancora possibile arrivare a una verità giudiziaria. Una verità che si baserebbe su dati scientifici, sulla presenza di tre Dna: da qui si deve partire per svolgere le indagini per accertare a chi appartengono». I presentatori dell’istanza di riapertura del fascicolo aggiungono che «nella prima indagine questo si è fatto in modo parziale, vennero esaminati circa 30 Dna. Ma oggi è tempo di svolgere verifiche più diffuse, tenendo presenti anche le dichiarazioni di Maurizio Abbatino, esponente della banda della Magliana, che alla commissione Antimafia diede una giustificazione sul perché Pasolini si recò all’Idroscalo di Ostia: non era lì per consumare un rapporto sessuale occasionale con Pino Pelosi, con il quale lo scrittore aveva una relazione, ma per riottenere le pizze di “Salò, le 120 giornate di Sodoma” che gli erano state sottratte e a cui teneva tantissimo». Per Maccioni, Grieco e Giovannetti, Pasolini venne «attratto in una trappola e lì venne aggredito a morte. Nell’istanza di centinaia di pagine forniamo molti elementi, tante tessere che i magistrati devono mettere insieme».
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