«Ho ucciso perché mi sentivo solo e abbandonato» così Renzo Tarabella dal letto dell’ospedale di Cherasco ha risposto alle domande del pm Lea Lamonaca nel primo interrogatorio dopo la strage di Rivarolo Canavese. L’omicida, assistito dall’avvocato Flavia Pivano, ha risposto con difficoltà alle tante domande che miravano a dare un senso alla morte del figlio Wilson Tarabella, della moglie Maria Grazia Valovatto e dei vicini di casa Osvaldo Dighera e la moglie Liliana Heidempergher lo scorso 10 aprile 2021.
Con il volto distrutto dal tentativo di spararsi la sera stessa della strage, l’anziano ha riferito che si sentiva molto solo, che la moglie era gravemente malata e il figlio era portatore di handicap seri. Quando ha cominciato anche lui ad avere problemi di salute si è trovato solo a sostenere il resto della famiglia, isolato dalle restrizioni del Covid è piombato in una spirale di disperazione, fino al gesto estremo. «Peccato che non ci sono riuscito» avrebbe commentato alla domanda sul perché ha tentato il suicidio.
Il pm della Procura di Ivrea ha chiesto anche di riferire sulla morte dei Dighera. Tarabella dice che Osvaldo sentendo gli spari è andato da lui, hanno avuto uno scambio di battute, Tarabella dice che gli ha chiesto perché lo aveva lasciato solo con la moglie e il figlio handicappato e Dighera si era giustificato che non aveva tempo che doveva stare con la nipotina e non poteva più aiutarlo come prima. Poi Tarabella ha nuovamente sparato e ucciso. Sulla moglie di Dighera non ha riferito, a quel punto era provato e l’interrogatorio dopo due ore è cessato per riprendere tra qualche giorno. All’avvocato Pivano, Tarabella ha chiesto di non essere lasciato solo.
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«Questa strage poteva essere evitata?» se lo chiedono gli avvocati Sergio Bersano e Antonella D’Amato, che rappresentano Francesca Dighera, figlia di Osvaldo e Liliana, due delle vittime della strage avvenuta lo scorso 10 aprile in un alloggio di Rivarolo Canavese, i vicini di casa e proprietari dell’alloggio dove viveva il pluriomicida. «Riponiamo totale fiducia negli inquirenti e siamo certi che le indagini chiariranno i motivi dell ’assassinio dei coniugi Dighera. Motivi sui quali chiediamo alle istituzioni di rispondere all’inquietante interrogativo: questa strage poteva essere evitata?». Il riferimento va alla regolare detenzione di una pistola da parte di Renzo Tarabella. L’uomo aveva il porto d’armi da decenni e non erano arrivate segnalazioni per un’eventuale revoca.
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