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Altri due operai morti: soffocati nella cisterna di un’azienda vinicola

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Una settimana costellata di croci per chi lavora. Dopo Fiorenzo Canonico, 60 anni di Montanaro, deceduto all’interno della ditta Margaritelli in frazione Rodallo di Caluso, Domenico Careri, 58 anni, di Lamezia Terme, lavorava in uno dei cantieri dell’autostrada e Marco Celant, un operaio di 39 anni, residente a Fiume Veneto, carrellista in una ditta, ieri sono deceduti altri due lavoratori: Gerardo Lovisi, 45 anni di Nizza Monferrato, nell’Astigiano, e Gianni Messa, 58 anni, di Pocapaglia.

Le ultime due vittime hanno perso la vita a Cossano Belbo, in località San Bovo, dove erano impegnati come operai in un’azienda vinicola. Entrambi sono morti dopo essere precipitati in una cisterna. Le cause della caduta sono ancora tutte da accertare. Lovisi e Messa erano due dipendenti di lungo corso della “Fratelli Martini”, nota azienda vitivinicola della zona. In base alle prime ricostruzioni, effettuate dai carabinieri della compagnia di Alba, gli operai stavano ripulendo una cisterna d’acciaio per la fermentazione del vino, in quel momento vuota, quando sono morti soffocati per mancanza di ossigeno.

Pare che uno dei due si sia sporto da una finestrella interna alla cisterna e abbia avuto un mancamento. Il collega, cercando di soccorrerlo, avrebbe perso i sensi. Per loro non c’è stato nulla da fare. Sul posto è arrivato l’elisoccorso del 118 che, non potendo atterrare, ha calato con una fune medici e attrezzature. I sanitari hanno tentato di rianimare i due operai per mezz’ora, poi hanno dovuto arrendersi ed è stato constatato il decesso dei lavoratori. In serata le salme sono state portate all’obitorio di Santo Stefano Belbo, a disposizione della magistratura. Della tragedia è stata informata la procura di Asti che ha disposto l’autopsia e posto sotto sequestro la cisterna.

Appresa la notizia, le segreterie provinciali di Cuneo di Cgil e Flai, hanno diffuso un comunicato congiunto nel quale si constata che «la strage non si arresta e cresce, nonostante gli appelli, le buone intenzioni, le manifestazioni e le proteste delle lavoratrici e dei lavoratori, le richiesta avanzate ai governi, a tutti, da anni, affinché si affrontino i nodi cruciali del sistema lavoro in Italia, la precarietà e la mancanza di regole, il buco nero del lavoro non dichiarato, lo sfruttamento».

I sindacati concordano che non è più il caso di parlare di incidenti sul lavoro, «perché questa è una strage consapevole che ha dei responsabili. Siamo sconvolti, colpiti di nuovo nella nostra realtà, a pochi giorni dal presidio unitario dedicato alla sicurezza sul lavoro. Ci stringiamo intorno ai familiari e ai colleghi delle vittime, è il momento del lutto, della rabbia. Ritorneremo ancora e ancora - concludono i rappresentanti sindacali -, fino a che sarà necessario, a chiedere che la vita delle persone valga sempre, che il lavoro ritrovi il significato di sostegno e non di pericolo e di morte».
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