l'editoriale
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10 Giugno 2021 - 06:56
Tommaso ha sentito la mamma urlare, ha visto il papà lanciarsi con coraggio contro quei due sconosciuti che, con il volto celato da un passamontagna, avevano fatto irruzione nella sua casa. E proprio tra quelle mura che per un bambino dovrebbero essere il posto più sicuro del mondo, quello in cui sentirsi amati e protetti, Tommaso ha visto morire il papà, ucciso con un colpo di pistola da due rapinatori scappati senza prendere neanche un euro. Tommaso ha visto i soccorritori intubare il papà, ha visto il massaggio cardiaco, ha pregato con la mamma e i nonni perché si salvasse. Ma lui non ce l’ha fatta: Roberto Mottura, 49 anni, è morto da eroe, per difendere la sua casa e la sua famiglia da due banditi entrati da una finestra in piena notte. Due rapinatori che, una volta scoperti, invece di fuggire hanno impugnato una pistola e gli hanno sparato un unico ma letale colpo al basso ventre. Due assassini che sono ancora a piede libero.
Il dramma si è consumato intorno alle 3 di notte in via del Campetto 33 a Piossasco. Zona collinare, dove tra villette e villoni si trova anche una palazzina con 8 appartamenti, uno dei quali della famiglia Mottura. I rapinatori, secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri della compagnia di Moncalieri e del nucleo Investigativo del comando provinciale, sono saliti sul tetto del furgoncino con cui sono arrivati in zona e hanno forzato una finestra del primo piano. Quando sono entrati però hanno fatto suonare l’antifurto, svegliando il 13enne Tommaso, papà Roberto e mamma Laura, che dormivano al piano di sopra. È stata lei la prima a imbattersi, sulle scale, nei due malviventi e a urlare. Subito dopo il capofamiglia si è lanciato sui due intrusi, uno dei quali gli ha sparato con una pistola di piccolo calibro. Solo a quel punto sono fuggiti. Nella confusione, nessuno ha capito quanto accaduto: in un primo momento si è creduto che il 49enne fosse rimasto vittima di un malore, in quanto il piccolo proiettile non ha causato sanguinamento e non si è udita nessuna esplosione. Solo l’esame del medico legale, dopo gli inutili tentativi di rianimazione, ha portato a galla la verità.
Le indagini dei carabinieri sono serrate. Nel prato di fronte a casa sono stati recuperati una mazza e gli infissi rotti dai banditi per entrare in casa. Lì sopra con ogni probabilità ci dovrebbero essere le loro impronte digitali, così come nell’abitazione passata al setaccio dagli uomini del Sis. La moglie della vittima è stata ascoltata per lunghe ore in caserma, anche perché nella cassaforte di casa i militari hanno trovato una pistola calibro 22, quindi compatibile con quella del delitto. Arma che però non sarebbe mai stata utilizzata. Per eliminare qualunque dubbio, sono comunque stati sottoposti a stub sia la vittima che la moglie - prove che avrebbero dato esito negativo - e saranno anche eseguiti i test di rito sulla stessa pistola. Una delle ipotesi al vaglio dei carabinieri è che ad agire non siano stati due sconosciuti. Il fatto che fossero a volto coperto e che tra tante abitazioni di lusso, isolate, abbiano invece scelto un appartamento - sicuramente elegante ma meno “vistoso” - in una piccolo condominio abitato da tanti potenziali testimoni, è infatti giudicato sospetto. Forse conoscevano quella famiglia, ignorando però la presenza di un impianto antifurto che, svegliando Mottura, invece di difenderlo ha finito con il decretare la sua morte.
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