l'editoriale
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02 Ottobre 2021 - 08:08
«Ora devono marcire in carcere». Mamma Silvia e papà Attilio rispondono al telefono, dalla loro casa di Montecarlo. Da quando loro figlio Roberto è stato ucciso, nella loro abitazione di Piossasco i vicini li hanno visti più poco. I cinque gatti sono affidati alle cure di una amica e loro cercano di superare il dolore lontano da dove tre balordi gli hanno strappato un pezzo di cuore.
Giovedì però hanno ricevuto una telefonata che da un lato aspettavano con ansia e dall’altro ha riaperto una ferita che mai si potrà chiudere del tutto: «Cosa abbiamo provato quando ci hanno avvisato che li avevano presi? Eravamo contenti. Certo, siamo felici di sapere che pagheranno per quello che hanno fatto. O almeno speriamo che finirà così». Il timore, conoscendo la giustizia italiana, è quello che la pena - se i tre fermati saranno giudicati colpevoli - non sarà proporzionata a quanto da loro fatto.
«Speriamo che li facciano marcire in carcere. Non devono dargli una pena lieve, anche se nostro figlio nessuno ce lo restituirà». «Non li perdonerò mai - sottolinea la madre di Mottura -. Hanno rovinato la nostra famiglia, hanno rovinato mio nipote. Ci hanno tolto la serenità». La voce si incrina quando arriva il ricordo di quel figlio sportivo, amato, che aveva successo sul lavoro e una bella famiglia a casa. «Nostro figlio non aveva mai fatto del male a nessuno. Hanno ucciso un uomo di 50 anni con una famiglia splendida. E l’hanno ucciso per niente».
E proprio il fatto che i tre rapinatori abbiano agito scegliendo le proprie vittime a caso, entrando in una casa in cui non c’era nulla da rubare, ancora lascia increduli anche i residenti di via Del Campetto. «Per noi non è andata così» dicono all’unisono i vicini di Roberto Mottura. Marcello, quella notte maledetta, è stato uno dei primi ad accorrere alle grida disperate della moglie dell’architetto. Da quel momento la tranquillità in questo angolo di Piossasco immerso nel verde, è sparita. «La paura è rimasta - spiega - e in questi mesi ci siamo attrezzati tutti per difenderci, se mai qualcuno dovesse riprovarci».
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