Un ristorante con il nome di un boss della camorra. Ci troviamo a San Salvario, quartiere torinese della movida. Il locale finito al centro di roventi polemiche è 'Lovigino', soprannome di Luigi Giuliano, ex esponente di spicco del clan che negli Anni 80 controllava il rione Forcella di Napoli.
“Ancora una volta, come purtroppo è accaduto in altre città, anche europee, si decide di esaltare la scelta criminale e di giocare sullo stereotipo mafioso compiendo scelte che alimentano un immaginario, in cui i delinquenti sono dei modelli da emulare – si legge in una nota firmata da Libera Torino, Arci Torino, Anpi Nicola Grosa, Spi-Cgil San Salvario, Circolo Sud, Agenzia per lo sviluppo locale di San Salvario, Sport8, Associazione Baretti, Donne per la difesa della società civile, Asai, Manzoni People, Pentesilea, LaQUP aps, Ziggy Club, Cineteatro Maffei, Miranda aps, Pd San Salvario / Borgo po / Cavoretto, Sinistra Ecologista, Liberi Uguali Verdi, Articolo uno -. Ci sembra una scelta di cattivo gusto, oltre che uno schiaffo alle vittime innocenti delle mafie (che ci sono state anche nella nostra città), ma soprattutto quelle di Camorra, in Campania e non solo”.
“E ci sembra offensivo per i familiari delle vittime di mafia, che qui come altrove spesso sono ancora in cerca di verità e giustizia, e che dovrebbero ricevere segnali di chiarezza e vicinanza, non certo di compromissione o scherno” aggiungono.
“Vorremmo un Paese capace di scelte simboliche opposte, che non minimizzi il peso delle mafie o banalizzi la loro pericolosità, che non mandi messaggi ambigui e che rifletta con attenzione, su come investire sull’educazione alla legalità democratica e sulla conoscenza della storia delle mafie. E vorremmo cittadini, anche in questa città, che si comportino di conseguenza".
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“Le mafie sono una cosa seria; la morte delle vittime, il dolore dei loro familiari, il disprezzo dei diritti, della giustizia e della democrazia tipici dell’agire criminale, anche. Non si può scherzarci sopra o pensare di farne marketing” concludono.
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