Prima il degrado e gli schiamazzi. Poi lo spaccio e l’aggressione a un residente: cosa sta succedendo in piazza Caselli a Chieri? Per i residenti è «pericolosa come il Bronx». I ragazzi che la frequentano, invece, dicono che «è semplicemente la zona dei locali». Ma non raccontano tutti la stessa versione: c’è chi ammette di essersi preso una bottigliata in testa e chi si tiene alla larga da una parte della piazza. E qualche ragazza non si fida a girare da sola.
Il dibattito è partito dopo che, due settimane fa, un gruppo di quattro ragazzi ha pestato a sangue un residente che chiedeva loro di non urinare contro i muri. Prima, a febbraio, i carabinieri hanno fermato cinque ragazzi che vendevano o compravano droga: la compagnia di Chieri sostiene che piazza Caselli sia la sede dello spaccio in città. La compagna dell’uomo aggredito ha denunciato il fenomeno e un altro residente le fa eco: «Quell’episodio violento è solo il più eclatante fra i tanti - considera Marcello Fioccardi, che abita di fronte all’ingresso di piazza Caselli e da anni ne segnala i problemi - Siamo costretti a evitare certi posti, aver paura a camminare, ritrovarci con rifiuti e vetri rotti. In più bisogna girarsi dall’altra parte per evitare di finire in ospedale».
I ragazzi intervistati dicono tutti che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Anche se qualche ragazza ammette: «Mi è capitato di accelerare il passo quando ci passavo da sola». Un ventenne minimizza la situazione ma poi ricorda: «Due anni fa uno se l’è presa con me dicendo che l’avevo guardato male. Mi ha spinto e poi mi ha spaccato una bottiglia di birra piena sulla testa: mi hanno messo cinque punti».
Due 16enni dicono che i problemi sono solo dietro il centro giovanile: «Lì è un brutto posto, dove ci sono il casino e lo spaccio: sappiamo che è meglio evitare di andarci». Non ci sta Giovanni Maddalena, che gestisce il circolo del biliardo che si affaccia proprio su quella zona: «Può succedere che arrivi qualche “galletto” da fuori ma non si può dire che l’area Caselli sia il Bronx». Vittoria Moglia concorda: «Non mi rivedo nella descrizione fatta dai residenti» riflette a titolo personale la vicepresidente di Local Innovation Lab, una delle associazioni che gestisce il centro giovanile.
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Aggiunge il comandante della polizia locale, Federico Battel: «Si parla di un caso singolo: dovremmo prendere delle contromisure se succedesse tutti i momenti. Poi è vero che ci sono gruppi più su di giri di altri: prendiamo in considerazione tutto e approfondiamo». Sul tema prosegue Moglia: «Sono combattuta sull’aumento dei controlli: sicuramente servono ma i proibizionismi occultano soltanto. È meglio sensibilizzare».
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