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Lingerie di pizzo e la cena da Cracco: le spese folli dei manager Amazon

Amazon
Alla voce “spese di trasferta” c’era di tutto. Capi di lingerie di pizzo, una cena da Cracco a Milano, una borsa Louis Vuitton, gadget dell’Atalanta per 800 euro, le gomme dell’auto e tanti altri regali ancora. È scoppiato anche allo stabilimento Amazon di Torrazza lo scandalo dei rimborsi gonfiati. Decine di lavoratori sono stati licenziati, ma a Ivrea è già stata fissata un’udienza al Tribunale del Lavoro per impugnare 36 cessioni di rapporto.

La lettera di avvio dei procedimenti, era stata accompagnata da un periodo di sospensione di circa un mese, durante il quale l’azienda aveva fatto le verifiche su ciascun lavoratore. Dopo sono arrivati i licenziamenti che hanno colpito in modo particolare i lavoratori in trasferta a Bergamo, Brescia e Novara. Per le giornate trascorse fuori dalla sede di lavoro, Amazon aveva assicurato un budget per spese di vitto, alloggio e trasporto.

Il caso sarebbe scoppiato in seguito alle lamentele di un dipendente, che sosteneva di non aver ancora ricevuto il rimborso di una spesa per capi d’abbigliamento. È così che l’azienda si è insospettita e ha avviato i controlli. I delegati sindacali di FiltCgil, Fit-Cisl e UilTrasporti, che hanno seguito numerosi ex dipendenti di Torrazza e ritengono che si tratti di «licenziamenti ingiusti e non commisurati alle contestazioni sollevate ai lavoratori».

Staremo a vedere. In una comunicazione ai dipendenti l’ad Andy Jassy, ha spiegato: «La cessazione del rapporto di lavoro è avvenuta a seguito dell’accertamento di gravi violazioni al codice etico e del conseguente venir meno del rapporto fiduciario tra datore di lavoro e dipendente. Gli stessi dipendenti erano stati informati della policy aziendale relativa ai costi di trasferta».
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