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Le indagini

Qualcuno ha obbligato Giusy la cantastorie a salire su un furgone e dopo l'ha uccisa

Sono trascorsi otto mesi e ora c'è una nuova pista. Nessuna telecamera di Chivasso ha inquadrato Giuseppina il giorno del delitto

La vittima

Giuseppina Arena, detta Giusy

In via Torino a Chivasso, lo stradone centrale costeggiato dai portici, non si parla d’altro: «C’è voluto tanto tempo, ma ora gli assassini di Giusy finiranno dentro». Proprio così, si parla al plurale: assassini. Avrebbero commesso un errore e ora sono nel mirino dei carabinieri. La pista che si segue, in un certo senso inedita rispetto alle quattro che gli investigatori avrebbero verificato nei mesi scorsi, è quella del furgone con a bordo due persone. Un mezzo di trasporto che sarebbe stato visto procedere lungo la strada che da Chivasso conduce a Pratoregio.

All’interno ci sarebbe stata Giuseppina Arena detta Giusy la “cantastorie” e la sua bicicletta. A riferirlo, un testimone oculare la cui identità viene tenuta segreta dagli investigatori che in quest’indagine hanno dovuto davvero faticare. Innanzitutto perché «non c’è una sola telecamera di sorveglianza della città - spiega il consigliere comunale Bruno Prestia - che quel giorno abbia inquadrato Giusy, neppure per un secondo». Eppure la donna avrebbe dovuto percorrere il tragitto che collega il quartiere dove vive (la Coppina che sta ad Est della città) e la frazione Pratoregio (ad Ovest, dalla parte opposta di Chivasso). Giusy è uscita di casa ed è sparita nel nulla. «A qualcuno aveva detto - aggiunge Prestia - che si sarebbe recata al centro di distribuzione dei pasti, ma nessuno l’ha vista». Se non si è recata lì e le telecamere non l’hanno ripresa (ce ne sono alcune decine, qualunque strada avesse percorso), allora è perché Giusy, poco dopo essere uscita di casa, sarebbe salita su quel furgone che sarebbe stato notato non lontano dal suo alloggio. Convinta a salire perché, evidentemente, conosceva una delle due persone che erano a bordo. Un furgone chiaro «tipo Fiat Ducato», abbastanza datato come immatricolazione.

Se non si è recata lì e le telecamere non l’hanno ripresa (ce ne sono alcune decine, qualunque strada avesse percorso), allora è perché Giusy, poco dopo essere uscita di casa, sarebbe salita su quel furgone che sarebbe stato notato non lontano dal suo alloggio

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Le nuove indagini sarebbero partite da lì, dalla descrizione sommaria di un mezzo e da una targa non ben inquadrata dalle telecamere, ma che sarebbe stata decifrata. Per ora continua ad essere sconosciuto il movente, ma se i carabinieri fermeranno i presunti responsabili, allora il mistero sulla morte della dolce “cantastorie” di Chivasso, sarà finalmente svelato. Dal canto loro gli investigatori e gli inquirenti della procura di Ivrea, per ora preferiscono tacere, proprio non se la sentono di svelare le carte che hanno in mano e di concedere qualche vantaggio, diretto o indiretto, agli assassini di Giusy. «A Chivasso siamo stanchi e anche un po’ depressi - conclude Prestia -, la povera Giusy giace in quella tomba di Montanaro e forse qui c’è qualcuno che vorrebbe dimenticare questa brutta storia.
Ma la città non dimentica e non dimentica la sua “cantastorie” il quartiere dove Giusy abitava, che è anche il mio quartiere. Era la mia vicina di casa, un’amica, una persona buona e generosa e ora merita che giustizia sia fatta».

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