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Il processo
18 Novembre 2023 - 10:30
A Pinerolo si ricordano ancora tutti quel boato che ha svegliato mezza città, alle 7.40 del 29 ottobre 2021. Soprattutto i parenti delle due vittime e le 12 famiglie che da allora sono senza casa: «Colpa di chi ha montato la cucina a casa di Maria Rosa Fiore e Dario Lisdero: bisogna condannarli a 4 anni di carcere». E’ la sostanza della richiesta che il pubblico ministero Alessandro Aghemo ha avanzato ieri davanti alla giudice Manuela Accurso Tagano, che dovrebbe emettere la sentenza giovedì prossimo.
I fatti di due anni fa
Maria Rosa Fiore e Dario Lisdero avevano comprato una nuova cucina per il loro appartamento al terzo e ultimo piano del palazzo di piazza Sabin 3, a Pinerolo. Il 28 ottobre 2021 erano stati montati i nuovi mobili e il giorno dopo era in programma la seconda tranche dei lavori di montaggio della cucina.
Alle 7 e 40 di mattina, però, un boato fortissimo ha fatto crollare il terzo piano del palazzo. Pezzi di cemento e suppellettili sono schizzate a cento metri di distanza. Maria Rosa Fiore, 84 anni, era morta sul colpo. E qualche ora dopo era deceduto al Cto di Torino anche suo marito Dario Lisdero, 74 anni compiuti da poco: troppo gravi le ustioni sparse sull'80% del corpo. E altre quattro persone sono rimaste ferite.
«Danni per quasi 1 milione»
Subito dopo la tragedia che ha segnato Pinerolo, è partita un’inchiesta per incendio e omicidio colposo plurimo. Nel registro degli indagati sono finiti i due operai romeni che avevano montato la cucina nella casa dei due anziani: rinviati a giudizio, hanno scelto il rito abbreviato.
Secondo l’accusa, la loro colpa non sarebbe tanto nel montaggio quanto nel fatto di non aver collegato l’impianto a gas, anche perché non competeva a loro ma a un idraulico. Però avrebbero dovuto metterlo in sicurezza con una valvola, come una sorta di tappo. Invece l’impianto è rimasto aperto, il gas è fuoriuscito e ha provocato la tremenda esplosione all’alba di due anni fa.
Per questo il pm Aghemo ha chiesto una condanna a 4 anni di reclusione per i due montatori, pena già ridotta di un terzo (come previsto per chi sceglie il rito abbreviato). Di posizione opposta il loro avvocato, Luca Zanotto: ieri, in aula, ha chiesto l’assoluzione dei suoi assistiti.
A sperare in una condanna ci sono anche gli altri residenti di piazza Sabin 3: su 12 famiglie, 8 si sono costituite parte civile e hanno chiesto un risarcimento provvisionale per quasi 1 milione di euro complessivi. E soprattutto sperano in una conclusione rapida del processo, visto che il loro condominio è inagibile da quel maledetto 29 ottobre 2021. Da allora, infatti, hanno dovuto lasciare le loro case e andare a vivere altrove in affitto.
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