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Il ricordo
01 Settembre 2024 - 07:30
Quasi non riesce a parlare Fiorenzo Battistello, l’allenatore della Under 15 della Mappanese: «È stata una botta forte quando ho saputo che a vita di Kayo è stata spezzata all’improvviso» ammette con la voce rotta dal pianto. Distrutti anche i compagni di squadra, i loro genitori, tutta la società: «Era un ragazzo con l’argento vivo addosso - ricordano Andrea Graneri e Alessio Veneziano, presidente e vice della Mappanese - Adesso ci siamo attivati per avviare una raccolta fondi: il rimpatrio della salma ha costi esorbitanti e vogliamo aiutare la famiglia».
Ieri pomeriggio, nel campo alla periferia di Mappano, sembrava un sabato come tanti altri. I primi allenamenti della nuova stagione, con i ragazzini sorridenti e abbronzati a correre per “fare fiato”. Come presto avrebbe dovuto fare anche Kayo Mesquita Sousa, che martedì avrebbe iniziato il nuovo anno con i suoi compagni. Invece giovedì sera il 14enne torinese ha perso la vita sull’autostrada a pochi chilometri da Valencia, in uno spaventoso incidente in cui sono rimasti feriti sua mamma, i tre fratellini e altre dieci persone.
«Abbiamo informazioni frammentare, abbiamo parlato solo con uno zio ieri mattina - riportano presidente e vice della Mappanese - Sappiamo che il papà è partito per raggiungerli, noi ci siamo attivati subito per dare una mano».
Dopo aver comunicato il decesso del ragazzino via Facebook, infatti, la società ha usato lo stesso canale per lanciare la raccolta fondi. Un’azione concreta per aiutare in un momenti difficile per la famiglia come per la società. E non solo, visto che anche il Comune di Leinì ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia (Kayo abitava e studiava lì col papà): «Siamo tutti scossi, adesso stiamo cercando di capire come muoverci con i suoi compagni» aggiunge Graneri.
Nello spogliatoio avevano accolto benissimo il 14enne di origine brasiliana, alla prima esperienza in una squadra di calcio: «Ci ha raggiunto a metà stagione ma era un bravo ragazzo e si era integrato bene col gruppo - racconta, quasi senza prendere fiato, mister Battistello - Si impegnava tanto, si vedeva che si divertiva e che dava tutto. Anche quando non partiva titolare, aveva lo stesso spirito e la stessa voglia di aiutare i compagni». Giocava da terzino, con quella maglia numero 5 immortalata nella foto con la coppa vinta a fine stagione al torneo organizzato dall’Olympic Collegno. Ma su Instagram si immortalava con la maglia numero 22 del Milan, quella resa immortale da Kakà (brasiliano, proprio come lui): «Era molto fisico e stava crescendo tanto tecnicamente. Il piede e la stoffa c’erano: come tutti i brasiliani, si vedeva che aveva qualcosa nel sangue». Aggiunge il presidente: «Sognava di diventare un calciatore vero, come tanti ragazzini di quell’età». Un sogno, come tutti quelli di Kayo, che si è interrotto sull’asfalto dell’autostrada spagnola.
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