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25 Gennaio 2025 - 19:05
«Un campus universitario nell’ex caserma». Una proposta che ha l’obiettivo di attrarre giovani interessati a lavorare nelle aziende del territorio. L’idea che il presidente del Gruppo Imprese Chieresi, Dario Kafaie, lancia al territorio e, in particolare, al Comune di Chieri, si inserisce nel contesto del progetto di rigenerazione urbana che coinvolge l’ex caserma “Scotti” di strada Campo Archero.
Kafaie parte da una riflessione sulla sfida demografica che il Chierese trova davanti a sè: «Secondo i dati Istat, nei Comuni periferici del Piemonte, la popolazione anziana è più che doppia di quella giovane. Il che ci impone di prevedere delle aree di sviluppo non solo per attrarre, ma anche trattenere, i giovani nel nostro territorio». Considerate le difficoltà relative alle residenze per studenti e data la posizione strategica della struttura - di fronte alla stazione ferroviaria - è stato quindi proposto all’Amministrazione di dare vita ad un vero e proprio mini-campus universitario che offra la possibilità di «ospitare studenti meritevoli dell’Università di Torino e del Politecnico, mettendoli in connessione con le imprese di tutto il Chierese», prosegue Kafaie.

La proposta del Gic consiste quindi nel trasformare una parte dell’ex edificio militare in un’area non solo residenziale, ma anche dotata di spazi per lo studio e di un co-working, «dove incubare nuove idee e progetti», anche attraverso tirocini e start up innovative. Con l’intento di attrarre nel territorio chierese anche giovani che vengono da fuori: «Solamente offrendo un servizio efficiente, all’avanguardia, connesso con il mondo del lavoro e collegato alla rete del trasporto pubblico possiamo attrezzare il nostro territorio di un attrattore di talenti capaci di affrontare la sfida epocale della forte diminuzione della popolazione in età da lavoro, che costituisce un “freno” al potenziale di crescita per il territorio». La debole dinamica demografica potrebbe infatti intensificare gli effetti di quel circolo vizioso che «sfavorisce ulteriormente l’attrattività economico-produttiva delle aree interessate, disincentiva gli investimenti infrastrutturali e impedisce agli Enti locali di reperire le risorse per la fornitura dei servizi pubblici e per il sostegno alle popolazioni residenti, in particolare quelle più anziane», conclude il presidente del Gic.

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