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Ambiente
16 Maggio 2025 - 10:40
Nel Parco Nazionale del Gran Paradiso si è consumato un episodio che ha sollevato non poche polemiche. Un pensionato di 75 anni, apparentemente ignaro dei cartelli di divieto, è stato sorpreso a pescare in un'area protetta, catturando ben venti trote. Un gesto che non solo infrange le normative vigenti, ma che mette in discussione il rispetto per l'ambiente e la responsabilità individuale nei confronti della natura.
Era agosto 2021 quando gli agenti del servizio di sorveglianza del Parco del Gran Paradiso hanno colto in flagrante il pescatore "distratto". Nonostante la presenza di cartelli di divieto ben visibili, l'uomo ha continuato imperterrito la sua attività, come se nulla fosse. Alla richiesta di spiegazioni, ha dichiarato di non essere a conoscenza del fatto di trovarsi in un'area protetta. Una giustificazione che appare debole, soprattutto considerando che il tratto di fiume in questione è uno dei più sorvegliati del parco e che, secondo gli accertamenti, il pensionato era solito frequentarlo.
L'accusa di bracconaggio ittico, sostenuta dal Ministero dell'Ambiente, si basa sull'articolo 11 della legge 394 del 1991, che vieta la cattura illegale di fauna in aree naturali protette. Ma qui non si tratta solo di rispettare una norma giuridica. Si tratta di un principio più ampio: il rispetto per l'ambiente e per le creature che lo abitano. Le venti trote catturate rappresentano una violazione non solo delle leggi, ma anche di un equilibrio naturale che il parco si impegna a preservare.
Il legale del pescatore ha richiesto l'accesso alla "messa alla prova", un percorso che prevede lo svolgimento di lavori utili alla collettività in cambio dell'estinzione del reato.
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