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Dipendenza da dispositivi
31 Maggio 2025 - 12:15
Immagine d'archivio
Un adolescente è stato ricoverato presso il pronto soccorso dell’ospedale San Luigi di Orbassano, in provincia di Torino, a seguito di una crisi di astinenza manifestatasi dopo la privazione del telefono cellulare da parte dei genitori. Il ragazzo, in stato di forte agitazione psicomotoria, è stato trattato con ansiolitici ad azione rapida per via intramuscolare ed endovenosa.
Secondo quanto riferito dal professor Gianluca Rosso, psichiatra presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino, l’episodio presenta caratteristiche simili a quelle osservabili in soggetti in astinenza da sostanze psicoattive. Il medico ha evidenziato che l’utilizzo intensivo dello smartphone stimola circuiti dopaminergici cerebrali, analogamente a quanto accade con alcol, nicotina o droghe, inducendo una forma di dipendenza comportamentale con sintomi psicofisici in caso di interruzione.
Il trattamento ospedaliero si è limitato alla gestione della fase acuta. Per le dipendenze comportamentali, in assenza di comorbidità psichiatriche severe, non è previsto un ricovero prolungato. Le competenze per l’intervento ricadono sui SerD (Servizi per le Dipendenze del Servizio Sanitario Nazionale), che tuttavia operano secondo normative risalenti agli anni Settanta, quando non erano ancora note le problematiche legate all’uso eccessivo dei dispositivi digitali.
Carlo Picco, direttore generale dell’Asl Città di Torino, ha dichiarato che l’azienda sanitaria locale ha avviato una sperimentazione con un nuovo modello integrato per la gestione delle dipendenze, che prevede un approccio congiunto tra psichiatria, neuropsichiatria infantile e psicologia. Il modello è stato proposto alla Regione Piemonte per l’inserimento nel nuovo piano sociosanitario.
Tra le novità introdotte, vi è la progettazione di una struttura complessa capace di seguire il paziente lungo l’intero arco della vita – dall’infanzia all’età adulta – senza frammentazioni nel percorso di cura. L’obiettivo è superare la compartimentazione dei servizi e rispondere in modo più efficiente al disagio giovanile, in aumento soprattutto nell’epoca post-pandemica.
Il tema è stato discusso durante il “Laboratorio sulla Salute Mentale” tenutosi a Torino, cui hanno partecipato anche il professor Alberto Siracusano (Università Tor Vergata) e Giuseppe Nicolò (ASL Roma 5), entrambi membri del tavolo tecnico ministeriale sulla salute mentale. Nel corso del dibattito è stato ribadito il valore del concetto di “One Mental Health”, che interpreta la salute mentale come una questione multidimensionale, sociale oltre che clinica, già al centro di un percorso legislativo attraverso l’omonimo Intergruppo Parlamentare presentato al Senato il 22 gennaio 2024.
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