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Salute Mentale

In Piemonte 1 su 4 soffre di malattie mentali: 62mila gli accessi e 850mila in cura in un anno

Nel Think Tank di Motore Sanità nasce un piano d’azione per superare lo stigma e applicare il modello “One Mental Health”

In Piemonte 1 su 4 soffre di malattie mentali: 62mila gli accessi e 850mila in cura in un anno

La salute mentale in Italia è un’emergenza che non può più essere ignorata. Nonostante l’aumento dei disturbi psicologici, il sistema sanitario e le istituzioni sembrano non rispondere con la stessa urgenza. 
I numeri sono allarmanti: 16 milioni di persone convivono con disabilità mentali e 12 milioni combattono con depressione e ansia. Una condizione diffusa, trasversale, che la pandemia ha aggravato e che oggi chiede risposte urgenti. Eppure, il sistema sanitario e le istituzioni continuano a muoversi con ritardo.

A lanciare un segnale forte è stato il Laboratorio sulla salute mentale di Torino, ultima tappa del progetto nazionale promosso da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Angelini Pharma, da oltre cinquant’anni attiva nel campo della Brain Health. Un percorso che ha attraversato l’Italia — da Roma a Reggio Calabria, passando per Viareggio, Padova, Milano e Bari — per raccogliere esperienze, individuare criticità e proporre soluzioni concrete e sostenibili.

Il messaggio è chiaro: non si può più affrontare la salute mentale solo in termini clinici. Il laboratorio ha posto al centro del dibattito l’approccio “One Mental Health”, che integra il benessere psicologico con le dimensioni sociali, economiche e culturali della persona. Un modello condiviso dagli esperti, ma difficile da applicare in un sistema sanitario in affanno.

La situazione attuale lo dimostra: 3,6 miliardi di euro l’anno dedicati alla salute mentale — appena il 3,4% del Fondo Sanitario Nazionale, contro una media europea ben più alta. Le risorse non bastano. Manca il personale — circa 25.000 operatori in tutta Italia — e mancano posti letto nei Dipartimenti di Salute Mentale. Solo in Piemonte, nel 2023, i Pronto Soccorso hanno registrato oltre 62.000 accessi per disturbi psichiatrici, con picchi di 170 casi al giorno.

Per quanto riguarda il Piemonte, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute, pubblicato a fine 2024, nel corso del 2023 ben 73.899 persone sono state prese in carico dai Dipartimenti di Salute Mentale della Regione. Ma il fenomeno è molto più ampio: si stima che tra il 20 e il 30% della popolazione piemontese, pari a circa 850mila persone, conviva con forme di sofferenza psicologica o disturbi mentali sottosoglia. Una condizione in crescita, come dimostrano anche i numeri dei Pronto Soccorso, che nel 2023 hanno registrato 62.196 accessi per problematiche psichiatriche, con una media impressionante di oltre 170 casi al giorno. Le diagnosi più ricorrenti? Le sindromi nevrotiche e somatoformi, con più di 5.000 casi segnalati. A questi dati si aggiungono le attività dei servizi territoriali, che in un solo anno hanno erogato oltre 724mila prestazioni, di cui oltre 71.500 direttamente a domicilio.

Ma il problema non è solo sanitario. È culturale. Ancora oggi, troppi pazienti non chiedono aiuto, oppure abbandonano le cure per timore di essere etichettati. Lo stigma, in molti casi, è più forte della malattia stessa. E colpisce soprattutto chi soffre di depressione, un disturbo invisibile ma estremamente diffuso.

Per questo, il laboratorio di Torino ha rilanciato l’urgenza di una campagna nazionale di sensibilizzazione, capillare, trasversale, che coinvolga media, scuola, mondo del lavoro e opinione pubblica. Serve costruire una nuova consapevolezza collettiva, capace di riconoscere il disagio e affrontarlo senza paura.

Sul piano operativo, è stato presentato il Mental Act, un piano d’azione che punta a rafforzare l’intero sistema: +47% di personale nei DSM, +36% di posti letto, e un aumento della spesa dedicata, portandola almeno al 5% del Fondo Sanitario Nazionale. Un investimento necessario, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione, a partire dai giovani.

Ma le risposte non possono limitarsi a un aumento delle risorse. Serve una riforma sistemica: maggiore integrazione tra salute mentale e medicina territoriale, uso più ampio della telemedicina come supporto continuativo, formazione permanente per il personale, accesso più facile ai servizi.

Per troppo tempo, la salute mentale è rimasta una priorità marginale. Oggi è un’urgenza che tocca ogni ambito della vita sociale: scuola, lavoro, famiglia. È tempo che le istituzioni ne prendano atto, superando logiche emergenziali per costruire una strategia di lungo periodo, basata su prevenzione, assistenza continua e lotta allo stigma.

L'emergenza è chiara e sotto gli occhi di tutti. Ora è il momento di agire, di fare in modo che la salute mentale diventi una vera priorità nazionale. Non possiamo più permetterci di ignorare le milioni di persone che, ogni giorno, affrontano una battaglia invisibile contro il disagio psicologico.

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