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il dramma

Eleonora, morta a 28 anni nel rogo in una casa di "accumulatori seriali"

A prendere fuoco sono stati giornali, cartacce e cd. La situazione di disagio era nota, ma il Comune non ha mai ricevuto segnalazioni

Eleonora Magnarello, 28 anni, è morta nell'incendio scoppiato a Rivalta

Eleonora Magnarello, 28 anni, è morta nell'incendio scoppiato a Rivalta

E' morta al Cto, dopo essere arrivata in condizioni già disperate. Ma anche le condizioni in cui viveva, da anni in quell'appartamento, erano al limite. Eleonora Magnarello aveva 28 anni ed è la vittima del grave incendio scoppiato al secondo piano della palazzina di viale Cadore 53 a Rivalta. Il padre di Eleonora, Gian Carlo Mangnarello, è ricoverato all'ospedale di Rivoli. Il rogo, partito dalla cucina dell'alloggio, ha interessato accumuli di giornali, cartacce varie e cd (quindi materiale infiammabile), per poi propagarsi nelle altre stanze. Sul posto, questa mattina, c'erano i carabinieri, la polizia locale e la vicesindaca di Rivalta, Agnese Orlandini.

Dalle prime informazioni, pare che Eleonora e il padre Gian Carlo fossero accumulatori seriali di materiale nell'alloggio. Parecchie masserizie, bruciate, si trovano ora nel giardino della palazzina e ce ne sono anche sul balcone della casa. La madre di Eleonora, da anni, è ricoverata in una rsa a Borgaretto. Il marito Gian Carlo andava quasi quotidianamente a trovarla. La 28enne, invece, a quanto pare non usciva mai di casa. I vicini erano a conoscenza della situazione al limite in quell'alloggio e avevano fatto segnalazioni all'amministratore, ma il Comune non ha mai ricevuto segnalazioni in merito. 

«Siamo profondamente colpiti da quanto accaduto - afferma il sindaco di Rivalta, Sergio Muro - e ci stringiamo intorno alla famiglia di Magnarello. Una tragedia che ci interroga su quanto ancora sia difficile per le istituzioni sanitarie e sociali intercettare queste situazioni di disagio psicologico (e umano) e prevenire questo tipo di accadimenti. La solitudine con cui molte famiglie vivono una quotidianità di sofferenza esistenziale rappresenta uno dei drammi della nostra società. Occorre uno sforzo economico, professionale, umano e anche normativo per intercettare situazioni come quelle della famiglia Magnarello che, purtroppo non rappresentano casi isolati ma sono la punta dell'iceberg di un fenomeno sempre più presente nella nostra società contemporanea. Ci auguriamo che Gian Carlo si riprenda quanto prima e possa tornare a vivere a Rivalta la sua vita, seppur provata da una tragedia che gli ha portato via una figlia».

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