Da un lato, scaffali e cassetti che si svuotano. Dall’altro, laboratori costretti a compensare con l’autoproduzione. E, in mezzo, farmacisti sempre più disperati: «Questa carenza di medicinali è drammatica».
Il problema era già stato raccontato su queste pagine a metà novembre. Ma ora, con l’aumento dei casi di Covid e di influenza, il problema è peggiorato: «Ogni giorno mi collego con i grossisti e conto i prodotti che non mi arrivano - si sfoga Giancarlo Portis, titolare dell’omonima farmacia di via Madama Cristina - Sono arrivato anche a 105 voci mancanti: antibiotici come l’Augmentin, antidolorifici, lassativi, antinfiammatori come l’ibuprofene». Anche alla Farmacia degli Stemmi di via Po sono disperati: «Nella banca dati vengono segnati in nero i prodotti disponibili e in grigio quelli mancanti: ora le righe sono praticamente sempre una grigia e una nera» segnalano Cristina Ghignone, Michele Scudiero e Stefania Carola Ghio.
I farmacisti vorrebbero almeno capire il motivo di questa situazione, che Portis definisce «drammatica». Per altri è «pazzesca» e «raccapricciante»: «Non si è mai vista una situazione del genere - continua il farmacista di via Madama - E nessuno ci spiega se stia mancando la materia prima, l’alluminio per i blister o la plastica per i tappi: di certo questo silenzio è davvero assordante».
Alessandro Rossino ha un’ipotesi: «La domanda è superiore all’offerta, soprattutto per i bambini - spiega dalla Monge di corso Regina Margherita - Forse mandare i farmaci in Italia non conviene perché le case produttrici hanno minori guadagni rispetto ad altri Paesi». Tanti clienti la pensano così quando i farmacisti spiegano di essere a corto di prodotti: «Fatichiamo a far capire la situazione - considera Caterina Ayroldi dalla farmacia Madonna di Campagna - Molti parlano di complotto e non si fidano quando proponiamo un’alternativa». Confermano Ghio, Ghignone e Scudiero: «Tante persone si incaponiscono: dicono che certi farmaci funzionano, a differenza di altri che hanno lo stesso principio attivo. Ma è scientificamente impossibile: è probabile che sia un “effetto nocebo”, il contrario del placebo».
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Per andare incontro ai clienti, tante farmacie sfruttano maggiormente i loro laboratori interni: «Quest’estate abbiamo prodotto molto ibuprofene per bambini - fa sapere Serena Chiapino della Santa Marta di via Fabrizi - Ma abbiamo dovuto richiedere permessi speciali. E non è detto che ci sia la materia prima disponibile».
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