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Albanese e “I topi” made in Torino. «Bello girare gustando gianduiotti»

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Antonio Albanese è stato mercoledì a Torino

Come fa uno degli attori comici del panorama italiano più interessanti ed apprezzati ad apparire sempre così sobriamente strampalato, a metà fra il timido e il riservato? Non è dato saperlo, ma è proprio questo il fascino di Antonio Albanese che Torino ha potuto, quasi a sorpresa, ospitare mercoledì sera al Cinema Massimo, per l’anteprima a inviti del suo “I topi”, la mini serie da sabato 6 ottobre (seguiranno il 13 e il 20) alle 21,40 su Raitre.

Tutto silenzi e sorrisi, Albanese, tranne poi esordire nella sua spiegazione del film dove è stata la battuta, manco a dirlo, a farla da padrona. Tanto per rimanere seri, poi, ha ringraziato «Torino, la Film Commission, la Rai e soprattutto le maestranze. Non avevo mai girato a Torino, ma devo dire di essermi trovato molto bene, soprattutto per i suoi gianduiotti, ne mangerei a montagne». Con Antonio Albanese, l’attore Nicola Rignanese, Guido Rossi, direttore degli studi Rai del Centro di Produzione di via Verdi, Paolo Tenna di Fip (Film investimenti Piemonte), e ospite d’eccezione, Giuseppe Battiston.

Ironia, sarcasmo e surrealismo allo stato puro per una mini serie che tratta in maniera sottilmente grottesca il tema della mafia e, soprattutto, dei latitanti, come Sebastiano-Albanese, appunto, che vive come i topi pur di non farsi beccare dalla giustizia. Il suo bunker? Gli studi Lumiq in cui la location è stata ricostruita. I suoi compagni di viaggio? Nicola Rignanese (U Stuortu, amico pellicciaio biondo che organizza le riunioni nelle celle frigorifere o nelle tombe), Lorenza Indovina, Tony Sperandeo.

Il progetto «è nato guardando un documentario, in cui si vedeva un uomo che usciva da un armadio dopo otto mesi di bunker - ha spiegato Albanese - ho pensato: ma uno che vive così è un cretino. Poi mi sono documentato ho letto libri, articoli, per capire come vivono i latitanti. Così ho cominciato a scrivere la storia di quest’uomo ignorante, maschilista che vive come un topo insieme alla moglie ai figli, allo zio boss che sogna di vedere il mare e vorrebbe che il protagonista scavasse un tunnel per lui». Una storia da seguire tutta d’un fiato e che «è stato un onore avere ospitato a Torino», ha detto Guido Rossi «ce ne vorrebbero altri di progetti così».

Le riprese si sono svolte quasi interamente in Piemonte, tra il 29 gennaio e il 17 marzo 2018, principalmente presso i teatri di posa ex Lumiq. Per quanto riguarda gli esterni sono state varie le location coinvolte, il Museo del Carcere Le Nuove, il Parco Dora, l’Università degli Studi di Torino (Palazzo Nuovo), Piazza Vittorio Veneto, il mercato di Porta Palazzo e il Villaggio Leumann di Collegno. Sono stati 27 i professionisti piemontesi coinvolti sul set, oltre a 26 tecnici interni al Centro di Produzione Rai di Torino.

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