Ralph, Nancy e Agnetha: un serial killer pedofilo, la madre di una delle vittime e una psichiatra che investiga nella mente “ghiacciata” del pedofilo. Tre storie si intrecceranno martedì prossimo sul palco di via Rossini 8 e accompagneranno il pubblico nei meandri della follia e del dolore in uno psicothriller sessuale dove ciò che conta, dice il regista, «non è il cercare un colpevole a tutti i costi, ma la ricerca di un qualche perché».
“Frozen” di Bryony Lavery diventa “Ghiaccio” nella nuova produzione dello Stabile di Torino firmata da Filippo Dini e andrà in scena in prima nazionale al Teatro Gobetti di Torino fino al 10 aprile prossimo. Dini sarà allo stesso tempo regista e interprete nei panni di Ralph, mentre Mariangela Granelli darà voce e corpo a Nancy e Lucia Mascino ad Agnetha.
«Quella di Ralph vi assicuro che non è una parte facile da recitare - sottolinea Dini -, non è facile interpretare il male assoluto, ma quello che mi ha catturato di questo testo pazzescamente attuale è che parla del male potenziale che c’è nella nostra struttura umana. Anche Ralph, alla fine, è stato odiato e ferito, il che ovviamente non lo giustifica, ma lo spiega. E quando Nancy lo perdona, dopo aver passato invano venti anni nella speranza del ritorno della figlia, lo fa per sopravvivere a se stessa e alla mancanza di senso universale, per rinascere, se no, forse, moriva anche lei».
Inserito due anni fa dall’Indipendent nella top 40 delle opere teatrali più ben scritte di sempre, il pluripremiato testo della drammaturga inglese vuole descrivere la “banalità” del male e nel farlo cerca le ragioni di chi, come Robert Black, l’uomo del furgone bianco, un serial killer pedofilo cui si ispira il personaggio di Ralph, dice «volevo solo passare un po’ di tempo con loro». Ralph, pertanto, non è solo il predatore da espellere dalla società, è l’uomo a sua volta violentato, l’uomo che a un certo punto chiede alla psichiatra: «Cioè, che cos’è questo, rimorso?».
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E ciò che Lavery “osa” dire in “Frozen” è che anche un atto così terribile, come quello dell’abuso sui minori, possa essere perdonato per non continuare a vivere “congelati” nell’odio. «Morte, banalità del male, perdono, ricerca della genesi della follia omicida, temi dei nostri giorni - è ancora Dini -, come nella tragedia greca».
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