l'editoriale
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30 Ottobre 2022 - 08:34
Quando si passa dall’inferno alla vita normale, quest’ultima può risultare insopportabile. Una strano meccanismo psicologico, raccontato in maniera esemplare nelle “Ali della libertà” quando Morgan Freeman, dopo una vita passata in carcere, finalmente esce ma non sa adattarsi alla sua nuova esistenza. Ed è quello che magistralmente ha raccontato Beppe Fenoglio in uno dei suoi romanzi meno conosciuti, “La paga del sabato”, scritto sul finire degli anni ‘40, cui si ispira il testo di Giulio Graglia, “Non è più tempo di uccidere”, diventato oggi uno spettacolo in scena il 1° novembre (fino al 6) presso il Teatro Gobetti di Torino. Ancora un omaggio per il centenario dalla nascita dello scrittore piemontese.
Questa volta al centro della vicenda non un carcerato, ma un ex partigiano, il giovane Marcello Spinetta, che, dopo aver partecipato alla Resistenza, si trova costretto ad inserirsi nella vita civile. Ha difficoltà a trovare un lavoro, anche perché: “Io da partigiano comandavo venti uomini. Io ho imparato le armi, a spaventare la gente con un’occhiata, a star duro come una spranga davanti alla gente giù in ginocchio e con le mani giunte…”, si legge. Una vicenda amara ma estremamente attuale. «Per quanto mi riguarda si tratta del più bel romanzo dello scrittore piemontese - spiega Graglia -. I temi sono di un’attualità disarmante e riguardano oggi come allora, le difficoltà dei giovani ad inserirsi in un mondo del lavoro che non tiene conto dei loro sogni».
L’adattamento teatrale di cui Graglia cura la regia, vede in scena un gruppo di attori che si sono formati alla scuola del Teatro Stabile di Torino, coadiuvati da due senior d’eccezione quali: Margherita Fumero e Franco Barbero. «È un lavoro corale ciò a cui ho pensato per enfatizzare non solo un passaggio della storia del dopoguerra italiano ma anche la storia del singolo, il giovane Ettore (Olmo nello spettacolo), che agisce, nella finzione teatrale, in un equilibrio sospeso tra le opportunità del presente (il lavoro come impiegato) e l’incognita del futuro (negazione degli ideali)». Scontroso e insofferente, il giovane non riesce a rassegnarsi alla modesta e tranquilla routine di un’esistenza qualunque, senza brividi, senza slanci.
Per questo decide di darsi ad affari loschi ma molto redditizi, che lo facciano sentire di nuovo vivo per davvero. “No, no, non mi tireranno giù nel pozzo con loro. Io non sarò mai dei vostri, qualunque altra cosa debba fare, mai dei vostri. Siamo troppo diversi, le donne che amano me non possono amare voi e viceversa. Io avrò un destino diverso dal vostro, non dico più bello o più brutto, ma diverso. Voi fate con naturalezza dei sacrifici che per me sono enormi, insopportabili, e io so fare a sangue freddo delle cose che a solo pensarle a voi farebbero drizzare i capelli in testa. Impossibile che io sia dei vostri”.
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