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Il docufilm di Martone: «Così posso tornare a dialogare con lui...»

Troisi

Avrebbe compiuto 70 anni domani, domenica 19 febbraio, Massimo Troisi. Purtroppo, invece, i problemi cardiaci con cui ha convissuto fin dalla sua nascita lo hanno portato via troppo presto, il 4 giugno 1994, a soli 51 anni, appena conclusa la lavorazione de “Il Postino”, film che sarebbe poi stato candidato a cinque premi Oscar. Per festeggiarlo domani al cinema Nazionale è in programma una proiezione speciale alle 18 di “Laggiù qualcuno mi ama” di Mario Martone, presentato in queste ore anche alla Berlinale e in sala poi da giovedì 23.

«Con Massimo - spiega il regista napoletano - era nata un’amicizia fondata su una grande stima reciproca, adoravo il suo cinema, vagheggiavamo di lavorare insieme. La possibilità che mi viene offerta di fare un film documentario in cui il pubblico lo possa ritrovare è quindi qualcosa di speciale per me, posso tornare a dialogare con lui, ascoltarlo e portarlo agli spettatori di ieri e a quelli di oggi, che sono tantissimi». Nelle oltre due ore di documentario sono tante le immagini di Troisi che vengono recuperate e riproposte, insieme alle interviste ad autori e artisti che da lui si sentono ispirati. Tra i tanti, Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone, critici che lo hanno studiato come Goffredo Fofi e due tra gli artefici della sua opera postuma, Michael Radford e Roberto Perpignani.

Un lavoro molto personale, che inizia proprio con una confessione in prima persona di Martone: «Massimo è sempre rimasto vivo nell’immaginario collettivo, perché era una grande anima e un grande artista. E molto speciale è stato per me lavorare alla sceneggiatura con Anna Pavignano, che di Massimo ha scritto tutti i film e la cui presenza al suo fianco indicava molto bene quanto fosse aperto, dialettico, avanti nella sua visione delle cose. Quanto possa parlarci ancora adesso». Anche se molte testimonianze sono toccanti e importanti, la parte più appassionante di “Laggiù qualcuno mi ama” sono gli spezzoni dai film e dagli interventi del comico partenopeo, capace di divertire (e commuovere, quando voleva) anche chi non riusciva a capire le sue parole a causa del dialetto.

Martone aveva anticipato questo progetto nel corso della masterclass tenuta all’ultimo Torino Film Festival, descrivendolo come «un film sul cinema di Massimo Troisi regista», e confidando di avere «sempre pensato che fosse un grandissimo regista. Questa cosa non era scontata, è stato sempre considerato un grande comico e un grande attore, ma io ho sempre ritenuto che anche il suo cinema fosse straordinario. Questa mia impressione si è poi rafforzata, ho capito quanto lui a questa cosa tenesse e che soffrisse di essere sottovalutato sotto questo punto di vista».

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