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Sanremo, tra meme, scandali e trash epico: i momenti che hanno fatto la storia dal 2010 a oggi

I "disastri" più clamorosi che hanno fatto impazzire il pubblico

Farfalle, battesimi e fogli che volano: che succede?

Farfalle, battesimi e fogli che volano: che succede?

Sanremo è una certezza: ogni anno torna, ci fa parlare, discutere e, immancabilmente, litigare. Diciamolo chiaro: non è solo la musica ad attirare l’attenzione. Gli ultimi anni con Amadeus lo hanno dimostrato: dal 2020 il Festival ha riconquistato il pubblico giovane, trasformandosi in un fenomeno social tra meme, polemiche e scandali. Perché sì, Sanremo senza scandali non è Sanremo. Ma andiamo con ordine e rivediamo i momenti più virali e memorabili degli ultimi 15 anni:

Partiamo dal 2010, l’anno della storica protesta dell’orchestra contro il televoto. Quando furono annunciati i tre finalisti – Valerio Scanu, Marco Mengoni e il trio formato da Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici – scoppiò la rivolta. Indignati per l’esclusione di Malika Ayane, considerata artisticamente più meritevole, i musicisti accartocciarono e lanciarono gli spartiti sul palco in segno di dissenso.

La protesta non si limitò all’orchestra: anche la sala stampa e il pubblico reagirono con fischi e grida di “Vergogna, vergogna!”, mentre i giornalisti presenti accusarono il sistema di televoto di aver penalizzato la qualità musicale a favore della popolarità televisiva. Il direttore dell’orchestra, Marco Sabiu, intervenne in diretta chiedendo che venisse reso pubblico il voto dei musicisti, sottolineando il contrasto tra il loro giudizio tecnico e quello del pubblico da casa. Tuttavia, il direttore artistico del Festival, Gianmarco Mazzi, respinse la richiesta, spiegando che il regolamento imponeva la segretezza del verdetto orchestrale.

Perfino la conduttrice Antonella Clerici non riuscì a nascondere lo stupore per alcune eliminazioni eccellenti, lasciandosi sfuggire espressioni di sorpresa di fronte all’uscita di scena di artisti come Irene Grandi, Simone Cristicchi e la stessa Malika Ayane. Alla fine, il Festival fu vinto da Valerio Scanu, ma la protesta dell’orchestra rimase una delle immagini più iconiche di quell’edizione, segnando uno dei momenti di maggiore frattura tra il giudizio popolare e quello degli esperti musicali.

Sanremo 2012? Tutto ruota attorno a Belen Rodriguez e alla sua famigerata "farfallina". Lo spacco vertiginoso del suo abito lascia intravedere il tatuaggio sopra l’inguine, e in pochi minuti i social esplodono. L’argomento diventa il più discusso della settimana, trasformando un semplice dettaglio di stile in un vero caso nazionale.

Belen, consapevole dell’effetto scenico, lo raccontò a Repubblica: "Sono la donna delle provocazioni, mi piacciono i contrasti. La prima sera ero una principessa, la seconda ho esagerato. Ho fatto, com'è che si dice... l'ammaliatrice. Ma gli slip c'erano". E ancora: "Sapevo che lo spacco era esagerato. Scendendo le scale mi sono resa conto che era hard, ma era tutto in regola: c'era uno slip cucito in modo speciale". Critiche o no, Belen difese la sua scelta: "La TV è show, e la bellezza fa parte del gioco. Ho scelto io quell’abito, provocare è nel mio DNA”.

7 febbraio 2020: la notte in cui Sanremo diventa leggenda

L’Italia intera assiste, scioccata e divertita, al disastro più iconico della storia del Festival. Tutto ruota attorno alla coppia più improbabile dell’edizione: Bugo e Morgan. Due mondi opposti, due visioni inconciliabili che provano a convivere in una canzone, Sincero. Ma quella sera, Morgan è stato fin troppo… sincero.

Nei video emersi dopo, si vede il preludio al caos. Morgan, con tono ironico e stizzito, dice a Bugo: "Ieri sera sembravi Frank Sinatra, hai cantato alla grande, lo hanno detto tutti". Bugo, spazientito, gli risponde: "Ma vai a fare un giro". E Morgan, enigmatico: "Lo faccio un giro stasera, vedrai che giro".

Poi, il palco. La tensione è palpabile. Morgan si sente messo da parte, il suo ego implode e lo porta a sabotare tutto in diretta nazionale. Parte la base, ma il testo non è quello concordato: "Le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera..."

Sanremo esplode. I social diventano un campo di battaglia tra #TeamBugo e #TeamMorgan, il video fa milioni di visualizzazioni, i meme si moltiplicano. Il Festival, la sacra liturgia della canzone italiana, si trasforma in un happening postmoderno, una baruffa punk che si prende gioco del sistema dall’interno. Accuse come colpi di pistola. Bugo ascolta, realizza, si gira e se ne va. Morgan resta solo, smarrito, e pronuncia una delle frasi più citate degli anni 2020: "Che succede?".

Ma mentre ridiamo davanti agli schermi, c’è una cosa che ancora non sappiamo: stiamo vivendo uno degli ultimi momenti di leggerezza prima che il mondo cambi per sempre. Poche settimane dopo, il primo lockdown ci chiuderà in casa. I concerti spariranno, gli abbracci diventeranno pericolosi.

Sanremo 2022 si apre con il botto: il primo a salire sul palco dell’Ariston è Achille Lauro, e come sempre, non passa inosservato. Petto nudo, tatuaggi in vista, pantaloni di pelle e un coro gospel a fargli da cornice. L’artista porta in gara Domenica, un brano dal ritmo incalzante che richiama i suoi classici punk-rock, e chiude l’esibizione con un gesto destinato a far discutere: un auto-battesimo in diretta nazionale.

Battesimo al minuto 5.41

A spiegare il perché è lo stesso Achille Lauro, che su Instagram racconta il senso della sua performance: “L’inizio, il primo istante, l’importanza delle prime volte”. Un gesto simbolico, con cui l’artista riflette sulla caducità dell’essere umano e sul cambiamento. Sul palco dell’Ariston, secondo lui, è nato un nuovo Achille Lauro.

Ma non tutti la pensano così. Il Vescovo di Sanremo, mons. Antonio Suetta, attacca duramente l’esibizione, definendola “una penosa messinscena che ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica”. E aggiunge: “Sanremo ha preso una brutta piega da tempo, e qualcuno dovrebbe intervenire”. Il pubblico si divide: c’è chi applaude la genialità di Lauro e chi lo accusa di provocazione gratuita. Una cosa, però, è certa: ancora una volta, Achille Lauro ha lasciato il segno.

Febbraio 2023, Sanremo. Blanco sale sul palco per presentare il suo nuovo brano L’isola delle rose, ma qualcosa va storto. L’audio non funziona, lui chiede aiuto, nessuno risponde. Parte la brocca. Inizia a prendere a calci la scenografia, le rose volano, il pubblico resta basito. I social esplodono. È un gesto punk? È un capriccio da rockstar? È un bug nel sistema?

Due mesi dopo, Blanco rompe il silenzio e punta il dito contro la Rai: «Mi hanno detto di andare avanti, poi hanno cavalcato l’hype per farmi a pezzi». Secondo il cantante, il problema tecnico era noto da ore, eppure nessuno lo ha fermato. «Loro dicono che basta alzare la mano e si rifà. Stronzate. Ci sono i tempi televisivi, il circo deve continuare». Il risultato? Un’esplosione di frustrazione in diretta nazionale e una shitstorm mediatica che lo trasforma nel villain perfetto per il grande pubblico.

Ma la storia non finisce lì. Il Codacons fiuta l’occasione e lo denuncia per danneggiamento. Si parla addirittura di carcere. Poi il tribunale di Imperia archivia tutto, riconoscendo che l’ira di Blanco era, se non giustificabile, almeno comprensibile. Ma il Codacons non ci sta e si aggrappa a un dettaglio imbarazzante: Blanco non era in gara. «Non poteva perdere nulla, quindi perché distruggere tutto?». Il verdetto finale? Il solito: indignazione a comando, polemiche riciclate e una tempesta perfetta che ha trasformato una semplice figuraccia in un caso nazionale. E alla fine, tra un’accusa e l’altra, la verità si perde tra i fiori calpestati sul palco dell’Ariston.

Sanremo 2023, notte fonda. Amadeus si prepara a lanciare Angelo Duro e fa una premessa chiara: «Moralisti, cambiate canale». Un avviso o un disclaimer legale? Fatto sta che il comico siciliano entra in scena e resta muto per trenta secondi, sguardo truce, braccia incrociate. Poi parte all’attacco: «Mi ha detto che posso dire quello che voglio… ci credo, è l’1 meno dieci! ‘Sto cretino». E il pubblico capisce subito che non sarà una passeggiata.

Il monologo è un mix di cinismo, schiaffi verbali e ironia ruvida. Parla di lavoro: «Ora finalmente ce l’ho, e mi pagano pure per parlare in pubblico. Me la sono presa comoda». Parla della sua famiglia, spara a zero su tutto e tutti, e poi, colpo di scena, resta in mutande: «Questa è trasgressione! Niente tatuaggi, niente alcol. Fai la foto, vai». La chiusura? Un bel dito medio al pubblico, tra applausi e fischi.

Amadeus, che ormai si è giocato la carriera più volte in una sola edizione del Festival, ironizza: «Potrebbe essere l’inizio della sua carriera… e la fine della mia». E il giorno dopo il web si divide: genio o pagliaccio? Provocatore o fenomeno? Nel dubbio, lui incassa il cachet e se ne frega.

Tre parole: Travolta, scarpe, sponsor. È questo il riassunto del momento più surreale di Sanremo 2024. Amadeus e Fiorello tentano di coinvolgere John Travolta in un siparietto comico, in cui la star di Pulp Fiction avrebbe dovuto ballare il Ballo del Qua Qua. Ma lui, senza pensarci troppo, si rifiuta di indossare il cappello da papera e butta tutto in caciara. Il risultato? Un momento virale, ma non nel modo sperato. Travolta entra in scena, balla sulle note dei suoi film più iconici e si lascia trascinare da Amadeus in una qua qua dance che lascia il pubblico tra il divertito e l’imbarazzato. Ma tra una piroetta e l’altra, c’è un dettaglio che non sfugge all’Agcom: il logo delle sue scarpe, ben visibile in diretta. Un’inquadratura troppo insistita, un marchio troppo chiaro. Per l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, si tratta di pubblicità occulta, e la Rai si becca una multa da 206.580 euro.

Il Codacons non perde tempo: dopo la sanzione dell’anno precedente per la pubblicità occulta a Instagram (con protagonisti Chiara Ferragni e Amadeus), l’associazione chiede un nuovo intervento. La Rai, dal canto suo, avvia un’indagine interna e sospende il pagamento del cachet di Travolta, citando in giudizio le aziende coinvolte per violazione degli accordi contrattuali.

E il 2025? Con Carlo Conti finora tutto liscio, ma non è ancora detta l’ultima parola. 

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