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Juric ora vuole di più. Serve un attaccante: «La società lo sa...»

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Ad Ivan Juric non bastano l’undicesimo posto in classifica e gli 11 punti in più conquistati rispetto ad un anno fa. «Dobbiamo migliorare nella costruzione e nel muovere il pallone, c’è bisogno di aumentare il livello» ha detto dopo l’ennesima sconfitta di misura contro una big. E, proprio a proposito dei colpacci contro una “grande”, il tecnico individua cosa manca: «Ci serve più qualità, i nostri attaccanti fanno meno la differenza rispetto a quando affrontano le piccole – l’analisi dopo l’1-0 di San Siro, stesso risultato ottenuto contro Napoli, Milan, Roma e Juventus – e dovremo cercare che faccia le scelte ma facendo attenzione a non fare danni».

In estrema sintesi, Juric vorrebbe un giocatore per tentare l’ulteriore salto tra il centrocampo e la trequarti: qualcuno che salti l’uomo e che velocizzi l’azione, ma che abbia comunque una fisicità importante per vincere i duelli individuali e riconquistare palloni. Una sorta di mix tra Sasa Lukic, che sta crescendo molto nell’intelligenza tattica, e Tommaso Pobega, bravo negli inserimenti e nel rubare palla ma meno qualitativo nelle giocate. E il profilo sembrerebbe essere quello di Sofyan Amrabat, già cercato dal club di via Arcivescovado nei mesi scorsi e lanciato proprio da Juric ai tempi dell’Hellas Verona. Il marocchino, classe 1996, sta faticando a trovare spazio nella Fiorentina e riabbraccerebbe volentieri il suo mentore croato. Con un eventuale innesto in mezzo al campo, il Toro potrebbe davvero spiccare il volo, e dalla società sono arrivati segnali confortanti sulla volontà di fare questo passo. «Con il presidente abbiamo fatto il punto sulla squadra, io mi sono espresso su cosa va migliorato e loro hanno mostrato grande condivisione – commenta Juric sul breve summit con i dirigenti a San Siro – e adesso stiamo cercando di individuare le prossime mosse da fare: ci sono un po’ di dubbi e un po’ di paure perché nonostante gli investimenti si viene da anni complicati, ma anche in società sono stracontenti perché hanno visto tante cose belle». E anche in questo caso, ripensando alle ultime sessioni di mercato, ci sono nomi e cognomi: Simone Verdi e Simone Zaza, ad esempio, sono costati quasi 40 milioni di euro in due, senza considerare i costi legati agli ingaggi da top player. L’ex Valencia è sempre più giù nelle gerarchie, tanto che a Milano è stato scelto Magnus Warming per tentare la rimonta nella ripresa con l’attaccante di Policoro che è rimasto seduto in panchina per 90 minuti. È sembrata una chiara bocciatura dopo la deludente prestazione di coppa Italia contro la Sampdoria, unita ad altre apparizioni senza nessuno squillo. Il suo stipendio blocca ogni tipo di trattativa, inoltre c’è da considerare che il suo contratto andrà in scadenza soltanto nel 2023. Al momento, però, non sono stati registrati sondaggi, mentre per Verdi c’è chi si sta facendo avanti. Il Monza, infatti, sta pensando di provarci per il classe 1992: Galliani lo conosce dai tempi del Milan, in Brianza sognano l’innesto per tentare l’assalto alla serie A. E il giocatore sembra tentato dalla nuova esperienza, anche se c’è ancora da trattare sull’ingaggio e sulla formula dell’eventuale trasferimento. Ma il declino del colpo più costoso dell’era Cairo appare ormai inesorabile.

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