Da quando esiste il nuovo formato della Champions League la Juventus non aveva mai fatto così tanti pochi punti nelle prime tredici partite stagionali tra Serie A ed Europa. Ieri sera, ad Haifa, in Israele, contro il modesto Maccabi (sette giorni fa era stato annichilito dai bianconeri 3-1) la Juve non è mai entrata in partita. Eppure era «obbligatoria la vittoria», come predicava a microfoni spianati l’ad bianconero Maurizio Arrivabene solo qualche minuto prima del fischio di inizio del signor Lahoz. È bastato un tempo ai padroni di casa per buttare fuori dalla Champions (manca solo la matematica) la squadra di Allegri. Una doppietta di Atzili che passerà alla storia. E per la Juve è notte fonda. Alla tempesta perfetta ha preso parte, suo malgrado, anche Di Maria - decisivo all’andata -, infortunatosi al 22° alla coscia destra (Mondiale a rischio per lui?). Per il resto, quantomeno discutibili le scelte iniziali di Allegri che proprio nella sfida decisiva della stagione ha deciso di tirare fuori dalla naftalina Rugani, schierato al posto di Bremer. A metà partita, sui social l’hashtag più di tendenza è #Allegriout («Via Allegri»). Ma stavolta a scendere in campo in difesa dell’allenatore è il presidente Andrea Agnelli in persona: «È uno dei periodi più difficili - ha detto Agnelli al termine della gara -, sono arrabbiatissimo e provo vergogna, dobbiamo chiedere scusa ai tifosi che si vergognano di farsi vedere in giro». Agnelli, poi, ha rinnovato la fiducia ad Allegri: «Non ci sono responsabilità individuali - ha continuato -, è un problema di gruppo. Allegri è e rimarrà l’allenatore della Juventus, la nostra società ha sempre fatto le verifiche a fine anno. La Juventus è nel suo insieme un gruppo di 80-90 persone, deve avere la forza di raggrupparsi tutti insieme». Per riuscirci i bianconeri andranno in ritiro da oggi fino al derby, parola di Allegri: «È un atto dovuto verso la società, i tifosi e verso noi stessi - ha spiegato il tecnico - dobbiamo guardarci negli occhi, in ritiro avremo più tempo per lavorare e per riposare». La crisi profonda bianconera per Allegri «non è una questione di tecnica o di tattica, ma di cuore e di passione». Alle dimissioni l’allenatore non pensa proprio: «La sfida quando diventa difficile è ancora più bella - ha concluso -, questo deve entrare nella testa di tutti, bisogna uscire da questa situazione con coraggio, voglia e con grande passione».
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