Andrea Agnelli, Juventus con Paratici e Nedved (Depositphotos)
«Se va tutto bene, troppi soldi per tutti!», esclamava, intercettato, Fabio Paratici mentre spiegava al direttore del Pisa come funzionavano gli scambi tra i calciatori. Una frase che spiegherebbe bene gli interessi economici - per la procura non leciti - che, al di là dello sport, si celerebbero dietro ad operazioni di convenienza che altererebbero il gioco pulito. Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Empoli, Udinese. E ancora Grosseto, Parma, Monza, Pisa, Cosenza, Pescara, Lugano, Basilea e Olimpique des Alpes. Trema il mondo del calcio in Italia (e all’estero), dopo che la procura di Torino ha chiuso l’inchiesta sui presunti falsi in bilancio della Juve, chiedendo il rinvio a giudizio di Andrea Agnelli ed altri undici indagati, oltre alla società bianconera. L’elenco di altre squadre è riportato negli atti dell’indagine, sotto la voce: «Partnership con società terze e opacità dei rapporti di debito e credito». La tesi dei pm Mario Bendoni, Ciro Santoriello e dell’aggiunto Marco Gianoglio è che tra la Juve e le società citate vi fossero «risalenti relazioni professionali» che avrebbero «influenzato le operazioni di acquisto e di cessione dei giocatori, talvolta concluse a condizione di favore, con corrispettivi apparentemente lontani dal “fair value” e realizzate perseguendo i rispettivi obiettivi economici e finanziari». «Dall’altro lato - precisano i pm - le relazioni in questione sfociano in rapporti di debito e credito tra le società, opachi e non corrispondenti alla rappresentazione pubblica fornita, a testimonianza dell’inattendibilità delle comunicazioni sociali fornite a terzi». Sono numerose le intercettazioni che proverebbero - secondo i pm - l’ipotesi. Come quelle sull’operazione Romero-Demiral, triangolazione che coinvolse Juventus, Atalanta e Tottenham. «Oggi ho visto l’Atalanta - dice il 22 luglio del 2021 Federico Cherubini a Stefano Bertola - per il riscatto di Romero». E precisa: «Siccome nell’ambito di questi rapporti, c’è il fatto che noi abbiamo delle partite aperte…». Queste ultime riguarderebbero il mondo dei cosiddetti pregressi favori da fare o restituire, secondo la procura. Ecco perché l’Atalanta avrebbe mosso «Percassi», definito «snervante» da Cherubini, nel chiedere aiuto. È ancora più esplicito Paratici, quando parla col direttore del Pisa (Giovanni Corrado, non indagato) per prendere il calciatore Lorenzo Lucca, spiegando che nell’operazione ci devono guadagnare entrambi: «L’operazione devi farmela fare a me! Io lo faccio anche per il Pisa. Tu devi solo darmi le linee, il resto lo metto a posto io. L’ho fatto per il Genoa tutta la vita, l’ho fatto per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo tutta la vita». Adesso, gli atti relativi alle operazioni con queste società, potrebbero essere richieste dalle procure di competenza delle squadre coinvolte, generando indagini a catena in tutta Italia. Ecco perché l’inchiesta di Torino non fa tremare solo la Juve, ma l’intero sistema calcio. I numeri, in sostanza, venivano aggiustati da molte società a seconda del bisogno, a favore di plusvalenze «artificiali». Un dirigente Juve, nella trattativa per la cessione al Pescara del calciatore Luigi Matteo Brunori, e la contestuale acquisizione di Diego Ripani, premetteva: «Allora me la devo studiare dai, che almeno c’è da sistemare un po’ i valori». Anche il direttore sportivo della Sampdoria Daniele Faggiano (non indagato), parlando a Federico Cherubini dell’interesse di Juve ad acquisire Simone Leonardi, e della possibilità di collegare l’acquisizione alla cessione temporanea del calciatore rumeno Matei Radu Dragusin, diceva: «Adesso che è andato via Ronaldo non si può fare niente per quella cosa?». E ancora: «Ci date una mano grossa mano fratello, facci sto miracolo». Il senso, per i pm, è: «Faggiano chiede alla Juve di chiudere una trattativa su un calciatore che terrebbe in prestito, con l’unico scopo di iscrivere ricavi immediati nel bilancio d’esercizio della Sampdoria».
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