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Olimpiadi, Torino non molla il sogno: «Errore scellerato non collaborare»

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Sono i protagonisti del sogno olimpico di Torino 2006 a richiamare al “buonsenso” il governatore della Lombardia, Attilio Fontana che, soltanto giovedì, aveva chiuso la porta alla nostra collaborazione per i Giochi invernali 2026 assegnati a Milano e Cortina. Richiamandolo proprio sull’orgoglio nel non voler cogliere l’offerta anche soltanto dell’Oval. «Un errore che noi continuiamo a pagare a caro prezzo: basta guardare che fine ha fatto la nostra pista di bob costata centinaia di milioni. Avremmo dovuto collaborare con la Francia e con il Cio avevamo trovato un impianto a quaranta chilometri da Bardonecchia, visto che non non avevamo uno. Ma furono il Coni e l’allora ministro Franco Frattini a opporsi e proprio per “orgoglio nazionale”. Ora vediamo che fine ha fatto l’orgoglio di Cesana» ricorda Valentino Castellani che all’accessione della fiaccola allo Stadio Olimpico, era presidente del Toroc.

«Costruire un nuovo Oval in Lombardia è una follia quando ce n’è uno a Torino che può essere sfruttato con una decina di milioni di euro in manutenzione straordinaria. Una classe dirigente che non ha a cuore il risparmio dei contribuenti dimostra di non essere all’altezza del compito» aggiunge Castellani, appellandosi anche al sindaco Beppe Sala. «Mi auguro che lui o il Coni si pronuncino a riguardo. L’unico che ha detto una cosa sensata è stato il ministro Salvini: per quanto sia lontano da lui politicamente, ha fatto bene a pensare alle “Olimpiadi delle Alpi” se possono far risparmiare i contribuenti» conclude Castellani.

E della stessa opinione è anche Roberto Cota che da governatore del Piemonte ha conosciuto bene l’esito degli investimenti per le Olimpiadi di Torino 2006. «Bisogna un attimo chiarirsi tra Regioni su questo fatto delle Olimpiadi, perché soprattutto quelle invernali hanno un costo enorme per cui o si trova il coraggio di dire che costruire nuovi impianti rischia di essere un investimento a perdere, senza investimenti privati, oppure ci si prende la responsabilità di trovare altre soluzioni e collaborare» sottolinea Cota ribadendo proprio come Cesana sia il simbolo di un’occasione mancata. «A Torino per colpa del Coni si è scelto di non collaborare con la Francia e le conseguenze le conosciamo bene, speriamo che non capiti lo stesso».

L’unico a richiamare le responsabilità del Comune di Torino e della sindaca Chiara Appendino, all’epoca della presentazione del “dossier” per il 2026, sembra essere Sergio Chiamparino che, proprio in quei giorni, era presidente della Regione Piemonte. «Abbiamo cercato di stare aggrappati al tavolo olimpico con tutte le nostre forze. Prima quello a cui sedeva soltanto Milano poi anche a quello con Cortina. Ma a farlo saltare è stato il Comune. Mi auguro che il Coni decida con il buonsenso di risparmiare e utilizzare un impianto che è ancora ai massimi livelli sportivi, non posso che auspicare una conclusione positiva».

Lo stesso auspicio di Mercedes Bresso che sedeva al vertice della Regione nel 2006. «Con Cesana c’è stato lo stesso problema all’epoca di Torino, per cui ora sappiamo che importanza ha la collaborazione, specie per un evento con costi enormi e dalla portata mondiale». Più ottimista è decisamente il presidente del Cus Torino, Riccardo D’Elicio, appena atterrato da New York con la bandiera delle Universiadi 2025. «Ribadisco che le proprio i Giochi universitari possano rappresentare un ottimo “test event” in vista delle Olimpiadi 2026 e proprio all’Oval di Torino» spiega D’Elicio che, per primo e proprio in tal senso, aveva acceso le speranze sotto la Mole di portare qui il pattinaggio di velocità. «Proprio lo sport che insegna quanto sia importante la collaborazione».
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