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Sportegolando

Fabio Capello (da YouTube)

Fabio Capello (da YouTube)

SCINTILLA

«Questa grande Italia mi ha fatto piangere. È solo il primo passo, la prima pietra: questo gruppo è forte, ha un tecnico che in poco tempo ha creato una squadra vera. Mi è bastato poco per capire che c'erano le condizioni ideali. Sa quando mi è scattata la scintilla? Nel vedere la serenità di chi subentrava nelle sostituzioni e la calma di chi usciva. Mai una smorfia, mai la rabbia per non essere stati schierati dal primo minuto. Non ho visto uno sguardo offeso. E a me non sfuggono queste cose. Anche se uno non era stato scelto dall'inizio, dava il massimo. Un segnale che il gruppo c'era. Ed è lo spirito dell'Italia che ha creato Mancini».

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SENSIBILE

«Berardi e Locatelli? Loro non avevano bisogno di me come allenatore. Erano forti anche prima. A forza di martellarli forse, però, sono diventati più forti mentalmente. Al rigore di Berardi ammetto di essermi emozionato perché so quanto sia sensibile. Lo stesso vale per l'errore di Locatelli, è stato come se lo avessi commesso io. Ho lasciato l'Italia perché consideravo terminato, a malincuore, il mio percorso al Sassuolo. Altrimenti non me ne sarei mai andato. Lì mi sono divertito. Una volta capito che il percorso era terminato lo Shakhtar è stata la società che più si è avvicinata al mio ideale di calcio. Potermi confrontare con la Champions però è sicuramente una gratificazione».

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