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I ritratti secondo Antoon Van Dyck

Ritratto-Van-Dyck

Gentile, onesto, di piccola statura, come lo descriveva lo storico dell’arte Giovanni Bellori, aveva “maniere signorili più tosto che di uomo privato, e risplendeva in ricco portamento di abito e divise, perché assuefatto nella scuola del Rubens con uomini nobili”. Essendo poi un grande ritrattista Antoon Van Dyck aveva le carte in regola per diventare pittore di corte. E alle corti dei regnanti dell’epoca rivoluzionò con la sua arte il ritratto: lo rese vivo, “parlante”. A “Van Dyck. Pittore di corte” è dedicata la mostra organizzata dai Musei Reali in collaborazione con Arthemisia che si apre oggi nelle Sale Palatine della Galleria Sabauda.

Con le sue 45 tele e 21 incisioni frutto di prestigiosissimi prestiti è una di quelle mostre da non perdere, una mostra blockbuster, perché, «mostre così sono sempre più difficili da organizzare, per i costi, per la fragilità delle opere , perché sono prestiti presi uno per uno dai più importanti musei del mondo» spiegano gli organizzatori.

I prestiti provengono dalla National Gallery di Washington, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Londra e la Collezione Reale inglese, il Museo Thyssen-Bomeziza di Madrid, il Kunsthistorishes Museum di Vienna, la Scottish National Gallery di Edimburgo, l’Alte Pinakotek di Monaco, il Castello Arcivescovile di Kromeriz presso Praga. E in Italia la Galleria degli Uffizi, i Musei Capitolini di Roma, la Ca’ d’Oro di Venezia, la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, il Palazzo Reale e i Musei di Strada Nuova di Genova. Una parte delle opere, poi, appartengono alle collezioni della Sabauda. «Abbiamo Ideato questa rassegna un anno e mezzo fa - spiega l direttrice dei Musei Reali Enrica Pagella - , partendo dal tema della valorizzazione di un nucleo di dipinti importanti della Sabauda che si ricollegano alla storia del collezionismo sabaudo antico »”. Articolata in quattro sezioni la mostra, curata da Anna Maria Bava e Maria Grazia Bernardini e allestita fino al 17 marzo prossimo, copre tutto l’arco della breve vita di Van Dyck (morì a soli 42 anni) e «non solo il periodo italiano come le altre mostre su Van Dyck che sono state fatte in Italia e che si sono concentrate sul periodo genovese e palermitano» come sottolineano le curatrici. Il percorso espositivo si apre con i dipinti di Rubens, che di Van Dyck fu maestro e si conclude con l’ultima opera realizzata dall’artista di Anversa, il ritratto di Maria, la figlia di Carlo I , dipinto che realizzo nel 1641 qualche mese prima della sua morte.

In mezzo capolavori come il ritratto della Marchesa Grimaldi Cattaneo, di Emanuele Filiberto Principe di Savoia, dell’Arciduchessa Isabella Clara Eugenia raffigurata in abito monastico, del Principe Tomaso di Savoia Carignano, di Carlo I e della Regina Enrichetta Maria. E poi il famosissimo ritratto del Cardinale Guido Bentivoglio, proveniente dagli Uffizi di Firenze.

«La mostra è anche un’occasione di studio - afferma Anna Maria Bava- , verrà infatti organizzata una giornata di studio con l’Università di Torino».

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