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24 Maggio 2019 - 08:17
Francesco Pignatelli e Carlo Pignatelli insieme dopo una sfilata
Esattamente un anno fa festeggiava ai Ronchi Verdi i suoi cinquant’anni di prestigiosa carriera nel campo della moda. Fu proprio in quell’occasione che Carlo Pignatelli, classe 1944, ufficializzò, se così si può dire, il suo consolidato sodalizio professionale con il nipote Francesco, 44 anni, figlio di suo fratello, Pignatelli anche lui ovviamente. Il presente ed il futuro della casa di moda torinese più famosa nel mondo saranno i protagonisti del Fashion Show di chiusura di “Hoas”, nell’evento in programma sabato alle Ogr. Sarà una notte importante in cui oltre alla collezione 2020 verrà ripercorsa la storia della Pignatelli in tre maxi room: fotografica, sartoriale e multimediale. Una festa di famiglia torinese in cui a farla da padrone insieme a Carlo, ci sarà anche lui, Francesco, il futuro targato ancora una volta, rigorosamente, Pignatelli.
Francesco, è il suo momento, sta per prendere in mano le redini dell’azienda? «In realtà non mi piace metterla in questi termini, sono semplicemente in affiancamento a mio zio in maniera seria e costante da quando ha manifestato il desiderio di ritagliarsi più spazi per se stesso».
E cosa significa? «Significa che mi sono cadute addosso molte più responsabilità professionali rispetto a una volta sia come creativo, sia come ad. Anche se lui continua a mantenere la supervisione di tutto. Non faccio nulla che non passi prima dalla sua approvazione».
Lavora ancora molto suo zio Carlo? «Molto meno di prima, ma passa spesso in azienda e ha tutto sotto controllo».
Come e quando ha iniziato questo mestiere? «Da ragazzino, mentre studiavo. In estate venivo a fare qualche lavoretto in azienda. Una volta diplomato mio zio mi ha proposto di entrare definitivamente perché aveva bisogno di personale e io accettai. Da lì, ho seguito un corso allo Iaad e mi sono perfezionato. Ma la scuola più importante sono stati i suoi insegnamenti».
Si ritiene un uomo fortunato? «Assolutamente sì, lui mi ha dato una grande opportunità che a scuola non avrei mai avuto».
Ma avrà qualche difetto Carlo Pignatelli? «Non so se sia un difetto. Posso solo dire che da ragazzo ci rimanevo molto male quando qualche mia idea non veniva accolta, ma oggi lo posso capire. Non bisogna mai anteporre gli affetti alle esigenze professionali».
Adesso crea lei le collezioni? «Esatto, il tutto però passa sempre sotto la supervisione di mio zio. Mi occupo anche di molte altre cose in azienda, dall’amministrazione al marketing. Sento di avere una grande responsabilità».
Qual è l’insegnamento più importante che le ha dato suo zio? «L’attenzione e la cura maniacale per i dettagli su tutto, non solo sui suoi abiti, ma su tutti gli aspetti aziendali».
Lei è sposato? «No, convivo e ho un bambino piccolo di due anni, pensi che paradosso noi facciamo matrimoni e io non sono sposato...».
Non porterà la Pignatelli fuori da Torino vero? «No, la nostra base è qui».
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