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Un “Geste d’amour” per i trecento anni di Palazzo Saluzzo

palazzo saluzzo

Il calco di un avambraccio - che è poi quello dello stesso artista, Benoît Barbagli - con stretto nel pugno della mano un mazzo di fiori, «lo dobbiamo cambiare tutti i giorni ovviamente», spiega il curatore Enrico Debandi riferendosi al “Geste d’amour”. Una strizzatina d’occhio all’arte contemporanea di Maurizio Cattelan che vuole andare oltre, però, per vedere non provocazione ma poesia, non una banana appesa a un muro per suscitare il nulla, ma una figura forte, come quella di un braccio maschile, per elogiare il più nobile dei sentimenti: l’amore. Sarà uno dei nomi più interessanti del panorama artistico francese, appunto, Benoît Barbagli, nato nel 1988 a Nizza, nonché erede di una prestigiosa famiglia di artisti, a tenere a battesimo giovedì prossimo la riapertura dopo due anni delle sale storiche abitate dai Marchesi di Saluzzo in occasione del trecentenario del magnifico Palazzo Saluzzo di Paesana di via della Consolata 1. Stanze prese sotto la tutela dell’Associazione Culturale BArock ideatrice della mostra “Nouvelle Vague” che si aprirà al pubblico dall’8 aprile al 21 maggio. Il contemporaneo al servizio della storia, quindi, in uno dei luoghi più suggestivi della città e attraverso le opere di un giovane talento che farà molto parlare di sé e che sarà presente alla serata con una performance da brividi: «Suonerà il pianoforte che abbiamo messo in una sala - spiega ancora Debandi - non uno strumento qualunque, poiché si tratta del piano di Ezio Bosso. Quale luogo più adatto di Palazzo Saluzzo per custodirlo, qui suonò anche Mozart bambino».

Ad accogliere il visitatore nell’ingresso degli appartamenti che si affacciano su un ampio terrazzo dopo lo scalone principale, quindi, il “Geste d’amour”. Da lì, un viaggio fra le trenta opere del francese diviso fra le tele di grande formato della serie “Ecotopìa”, dipinte a carbone attraverso diverse tecniche la cui parte decisiva spetta alla natura. Le opere di Barbagli non sono mai fine se stesse, non nascono in studio ma sono sempre il frutto di ciò che aria, acqua, terra e fuoco sanno donare attraverso la loro energia. E così, le tele bianche vengono disegnate dal carbone, che l’artista rende polvere, attraverso la forza degli agenti atmosferici cui Barbagli espone la tela in diversi luoghi: dalla foresta di Fontainebleau vicino Parigi agli scogli di Cap Ferrat. L’altra sezione della mostra è composta dalle 15 fotografie di “10 ans d’amour”, e da quelle di “Saut amoureux” di cui Benoît è il soggetto. Eccolo, allora, completamente nudo mentre si tuffa da uno scoglio con in mano o, ancora, un mazzo di fiori, o la tromba o, manco a dirlo, la solita banana di Cattelan. Provocazione o citazione, poco importa, quando si è in grado di saper leggere, si impara a “scrivere”. Tra le opere anche le sculture realizzate con la fidanzata Aimée Fleury, forme sensuali che rimandano a un universo di fertilità.

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